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Ma perchè il GAS non si impegna (solo) nel cercare il prezzo migliore?


Il titolo è ormai una domanda-provocazione che sento fare da ogni parte, anche in famiglia, a volte, o da chi magari viene al GASpaccio meldolese e, da novizio, tenta di capire come funzioniamo.

Partiamo dal ga(S)lateo citando quanto riposta in merito ai prezzi proprio alla voce S di Solidale:

Gli inGASati, per parte loro, non danno solo denaro in cambio dei prodotti. Adeguano le loro richieste il più possibile alle esigenze dei fornitori: accettano ritardi o modifiche nelle consegne, specialmente per i prodotti della terra, perché comprendono che la produzione non dipende solo dalla volontà del fornitore; accettano il prezzo proposto e motivato dal produttore non cercando sempre e solo l’”offerta speciale”.

Adesso mi spingo in quella che è una mia personale interpretazione e non vuole essere la posizione degli inGASati in massa ma, da questa discussione e dai suoi commenti, magari può nascere una posizione più ricca che spiega questi nostri criteri di scelta.

Orbene per me siamo abituati a ragionare sempre meno su ciò che in generale si acquista, sulla sua qualità, sulla sua provenienza, su chi ha contribuito a permetterci di acquistare quel bene creandolo/coltivandolo/allevandolo; in gerale preferiamo affidarci: alla pubblicità, ai ricatti dei figli, ai consigli degli amici, alla bella mostra che ne fanno i conoscenti o anche semplicemente all’unica possibilità che troviamo a portata di mano al momento del bisogno. Questo non giova a favore (molto spesso) di quello che siamo e di quello che lasceremo a chi ci sarà dopo di noi.

In questi tempi di crisi l’unica vera attenzione viene posta al prezzo delle cose e, se ci fate caso, parecchi supermercati ed anche ristoranti (perfino a Meldola si vede… 🙂 si sono adeguati alla grande penuria di “compratori” (sarà poi vero???…) in circolazione e sempre più spesso si trovano “menù economici” o “pacchetti in offerta speciale”. Questo approccio la dice lunga sul come si stia approcciando il “venditore” al problema non sforzandosi minimamente, in questi periodi, di sviluppare una “coscienza analitica” dei prodotti in vendita.

Pensiamoci bene per poche righe, fare un’offerta speciale cosa significa:

  • aver fatto un grande ordine di determinate derrate o prodotti e questi ordini così grossi chi li può evadere?
  • Davvero pensiamo che ci siano così tanti prodotti sottocosto in vendita?
  • in un ordine grosso si può arrivare anche a dettare le condizioni economiche quindi andando via via indietro nella storia dei singoli componenti/ingredienti il prodotto siamo certi che tutti siano più portati a ricercare la qualità oppure si pensa maggiormente alla “quantità“?

Potrei anche continuare ma appesantirei la discussione forse inutilmente perchè adesso mi voglio concentrare in possibili risposte al discorso del risparmio economico. So bene che in una famiglia in cui entrano 1000 euro al mese (esemplifico) non si possono spendere più di quella cifra (in + da Italiani vorremmo anche mettere via qualcosa…) ma quanti hanno mai provato a vedere come viene spesa quella cifra (o la sua cifra di spesa) a fine mese?

Non voglio darvi la mia soluzioni ma proporre soluzioni che iniziano a vedersi sempre con + assiduità in circolazione, propongo (con u leggero conflitto di interessi essendo vegetariano ma con famiglia onnivora 🙂 quanto ha approcciato la città belga di Gand dove, per un giorno a settimana, si vive con menù vegetariano (notoriamente le verdure costano meno della carne…). Se riscontro che per quel giorno risparmio qualcosa posso concedermi anche di acquistare verdura biologica magari da un agricoltore locale che se vende la sua verdura è stimolato a fare meglio e ad ascoltare le mie richeste ponendosi in modo trasparente verso di me e magari non chiede di rientrare tra i beneficiari dall’assistenza Sociale del mio Comune permettendomi anche di risparmiare qualcosina sulle tasse o avendo qualche servizio in più e, magari, aiutandomi anche lui (pagando la sua porzione di tasse) a far calare le tasse che devo pagare io una seconda volta.

Ipotizziamo ora che i giorni vegetariani possano diventare due allora posso anche concedermi della carne che sia magari di una provenienza certa, garantita, genuina e, magari, anche biologica tanto ne consumo meno e mi piacerebbe averla anche migliore, di quelle che quando cuoci la fettina non dimezza in padella …. e se la prendo da un allevatore locale si innesca il meccanismo di cui sopra…

Beninteso si potrebbe anche trovare un secondo o terzo lavoro per aumentare gli introiti ma di questi tempi è già grassa se si riesce a conservare il primo di lavoro … 🙁

Queste sono opinioni un pò di parte (da vegetariano quale sono ….. 🙂 ma quando mi fanno certe osservazioni sui prezzi persone che scendono dalla fuori serie o che arrivano con il portafoglio griffato infilato in borse griffate ecco che …. mi scende la catena!!!

Rimasi impressionato dalla presentazione a degli scout che fece un referente di “CTM Altromercato” anno scorso (non ricordo il nome purtroppo…) che andava ad esaminare i costri di un bel paio di scarpe di marca nota … penso sia poco significativo dire il nome tanto + o meno penso si equivalgono tutte quelle che vediamo “spacciate” in ogni dove … il senso era + o meno questo:

Sul prezzo finale di un paio di scarpe xxxx, il lavoro di assemblaggio incide per lo 0,4%, il materiale e le altre spese di produzione per 9,6%, il trasporto per il 5%. Il resto sono balzelli privati e pubblici: tasse governative 20%, profitti al produttore 3%, pubblicita’ e marketing 8,5%, progettazione 11%, profitti della casa produttirce 13,5%, quota del rivenditore 30%.

Quella dell’abbigliamento può essere un altro di quei settori in cui possiamo fare tanto per “risparmiare” anche se il concetto stesso di risparmiare è comunque troppo vasto (vedasi il discorso sopra) e finchè non ci riappropriamo della facoltà di pensare che il bene pubblico non è “un bene di tutti” ma “un bene anche nostro” dubito che saremo in grado di analizzare con serietà ciò che tutti noi acquistiamo.

Mi permetto di fare questo discorso in un “ambiente critico” come questo perchè so che può essere compreso e che in parecchi saprete dare altri importanti stimoli a cui reindirizzerò i prossimi che mi chiederanno Ma perchè il GAS non si impegna (solo) nel cercare il prezzo migliore?

Saluti radiosi

2 risposte su “Ma perchè il GAS non si impegna (solo) nel cercare il prezzo migliore?”

Ciao, sono un nuovo “ingasato”…a completamento di quanto detto mi sento di far presente che le “voci” che pesano principalmente nel budget di una famiglia italiana media sono quelle destinate all’auto e alla vacanze oltre ovviamento al mutuo per la casa.
Per risparmiare ok ai gruppi di acquisto, meglio se solidali, ma anche cercare di ridurre gli sprechi, troppa è la percentuale di prodotti alimentari che viene buttata (avanzi o addirittura lasciati scadere nel frigorifero…) su scala nazionale si parla almeno del 10%
Vogliamo ridurre i costi? Non deve essere fatto ovviamente a discapito della qualità ne della soddisfazione reciproca tra venditore e acquirente…Più interessante sarebbe discutere magari con i vari fornitori la voce “imballo”..spesso determina un aumento molto sensibile e magari il prodotto “alla spina” oltre a essere più ecologico potrebbe essere più economico….
Conclusione: prima di lamentarsi del prezzo chiediamoci se stiamo facendo tutto il possibile per ottimizzare la nostra spesa.
Eliminare Ridurre gli avanzi e ridurre gli imaballi significa risparmiare anche il 15-20%…
Comprare prodotti biologici da aziende locali vuol dire arrichhire ed educare il territorio nel quale si vive…

Ho cominciato bene? Saluti a tutti.

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