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Associazione o no?

La riunione di venerdì 3 febbraio è stata rimandata a causa della neve.  Presto sapremo quando è disponibile la sala.

Continuate a dibattere su questo argomento in questa discussione. La neve non ferma le idee!!!

Venerdì prossimo decideremo insieme i prossimi passi che serviranno per ufficializzare la nostra situazione attuale (peraltro completamente regolare in quanto non si fa assolutamente del nero!); molti di voi sanno già come la penso in proposito ma ho provato ad acculturarmi chiedendo anche alla rete GAS Nazionale perché qualsiasi scelta facciamo Serpico oramai è una realtà e anche con quello i nostri cassieri dovranno fare i conti visto che attualmente tutto passa per i loro conti correnti. Anche l’Agenzia delle Entrate, da me interpellata, si esprime, molto sinteticamente, in merito ai quesiti posti nella direzione che il gruppo informale probabilmente non riesce a tutelarci al meglio citando anche leggi e riferimenti normativi. 

Siccome mi spiacerebbe che chi non potrà esserci Venerdì rimanga escluso dalla discussione, preferisco aprire le danze direttamente su questo nostro strumento che permette ad ognuno di dire la propria (e spero che in tanti lo facciate con tante proposte ed idee positive!) e così magari venerdì abbiamo idee ancora più chiare e possiamo intraprendere scelte maggiormente condivise.

Ho posto alcune mi perplessità anche alla rete Nazionale dei GAS e dal buon Sergio Venezia. del GAES Francesca Marotta (… un cognome una garanzia per noi inGASati :-)) ho ricevuto quello che è il vademecum proprio creato dalla rete Nazionale che, se avrete la costanza di leggerlo, in pratica illustra il gruppo informale (quello che siamo noi fino ad ora) e suggerisce poi  i passaggi da fare per creare una regolare Associazione e poi registrarla presso l’Agenzia delle Entrate.  Sicuramente ci sono importanti suggerimenti e spunti circa la composizione dell’atto costitutivo e su alcuni contenuti fondamentali. Oltre al suo intervento mi ha completato il “quadro” Simona del GAS Equobaleno che invece si occupa di gestione di Enti non commerciali (quindi la riterrei titolata in merito…) e scrive:

Il codice fiscale lo possono richiedere all’Agenzia delle Entrate tutte le associazioni che poi possono decidere se registrare l’atto oppure no (nessuna legge dal punto civilistico lo impone).
C’è però l’obbligo della “scrittura privata registrata” laddove si voglia usufruire delle agevolazioni fiscali che la legge riserva agli enti non profit e alle associazioni (art. 148 TUIR DPR 917/86) inoltre dal 2008 c’è anche l’obbligo di presentare in via telematica il modello EAS.

Tra l’altro Simona si è anche detta disponibile al bisogno ad aiutare per questo passaggio…. e magari le sottoporrò le elucubrazioni nel seguito espresse e che anche tu vorrai arricchire per vedere se filano correttamente.

La struttura che ritengo ideale per noi dovrebbe rispondere a questi requisiti:

  • snella e che non richieda troppo impegno per essere mantenuta,
  • poco burocratica,
  • facilmente controllabile dai componenti di ogni singolo sottogruppo,
  • economica e che non richieda troppi costi di mantenimento,
  • facilmente disposta ad eventuali ulteriori sviluppi o gemmazioni di sottogruppi,
  • autonoma nelle scelte dando così un giusta centralità ai membri del sottogruppo (ad esempio al GASpaccio ci siamo presi la libertà di decidere di fare un accantonamento per le emergenze e poi lo doniamo alla causa contro gli inceneritori, alla campagna sull’acqua pubblica piuttosto che ad un costruendo villaggio in bioedilizia in luogo terremotato, ecc.),

Sinceramente ritengo che un’unica Associazione che gestisca tutto il gruppo sarebbe alquanto “complicata” sia come gestione generale che come gestione del conto corrente unico ed andrebbe a snaturare un po la nostra attuale organizzazione ormai ben rodaggiata sul pre-pagato.

La proposta che ho maturato per gli inGASati sarebbe a grandi linee questa:

  • Ogni sottogruppo si dota di uno statuto che decidiamo tutti insieme nei principi, rifacendoci, magari, a quello dalla rete GAS nazionale ed al nostro gaslateo, e che ogni sottogruppo poi magari può personalizzare in parte (purtroppo però serve individuare sicuramente almeno un “Presidente” che poi firmi il modello per la richiesta del codice fiscale e che pertanto resta il riferimento “legale” dell’Associazione);
  • Come nome ogni sottogruppo utilizza inGASati + il nome del sottogruppo (esempio inGASati GASrage, Ingasati Villagrappa, ecc.);
  • Ogni sottogruppo così richiede un codice fiscale all’Agenzia delle Entrate compilando specifico modulo seguendo le facili Istruzioni in modo che così si può successivamente aprire un conto corrente;
  • Come quota di iscrizione io metterei quello che è l’attuale pagamento mensile per il funzionamento che varia per sottogruppo ma che in pratica contribuisce alla vita ed alle spese del sottogruppo.

Chiaramente dopo questo lavoro si dovrà tenere un rendiconto (come peraltro ribadisce anche l’Agenzia delle Entrate nella sua Risoluzione del 16/12/2011 n. 126) di quelli che sono i movimenti economici dei sottogruppi (e penso proprio che il file di cassa di ogni sottogruppo rappresenti il miglior rendiconto che si possa avere e che già facciamo e quindi non ci costa niente di più…).

Riporto qui per rapidità la parte per me cruciale di quanto contenuto nella risoluzione della citata risoluzione dell’Agenzia delle Entrate:

Come chiarito con circolare n. 124 del 12 maggio 1998, lart. 20, secondo comma, del DPR n. 600 prevede, per gli
enti non commerciali, la redazione di due distinti rendiconti:
a) un rendiconto annuale economico e finanziario;
b) uno specifico rendiconto in relazione alle raccolte pubbliche di fondi effettuate occasionalmente in concomitanza di ricorrenze, celebrazioni e campagne di sensibilizzazione.
Il rendiconto annuale economico e finanziario indicato sub a) è richiesto in ogni caso, vale a dire a prescindere dalle modalità gestionali ed organizzative dell’ente non commerciale ed indipendentemente dalla qualificazione giuridica dell’attività esercitata dall’ente stesso.
La corretta tenuta di tale documento contabile, infatti, costituisce lo strumento cui è tenuto l’organo di rappresentanza dell’ente non commerciale per soddisfare le esigenze informative – sia degli associati che dei terzi – in ordine alla corretta gestione economica e finanziaria del patrimonio dell’ente.
Tale documento contabile, inoltre, consente agli organi di controllo di acquisire quelle informazioni contabili necessarie per stabilire, sia da un punto di vista qualitativo che quantitativo, le modalità operative e la struttura organizzativa dell’ente, anche al fine di determinare la sua corretta qualifica fiscale.

Ne dedurrei quindi che purtroppo dovremo essere ligi nella conservazione dei giustificativi delle singole spese riportate e si dovrà cambiare un po il comportamento attualmente tenuto per taluni fornitori. In pratica i fornitori dovranno fare DDT individuali ai singoli sottogruppi dopodiché fatturare ai medesimi (oppure fatturare direttamente ai sottogruppi e non più al singolo referente come finora fatto …) con la cura che il referente deve comunque ripartire il totale della fattura sui singoli gasisti in base alla loro spesa comunicando ai cassieri la ripartizione per effettuare il pagamento della fattura stessa

Ho già parlato, ad esempio, con Sara Mengozzi che ha già dato la disponibilità a riportare su ogni singola spesa un riepilogo singolo della spesa non fiscale con DDT unico di consegna al sottogruppo e fattura riepilogativa a fine mese che in pratica sarebbe la somma totale delle singole spese poi riparametrate ai gasisti. Sarebbe importante, di qui alla riunione di venerdì prossimo, che ogni singolo referente verificasse la disponibilità del proprio “fornitore” a fare questo conteggio separato per sottogruppo anche perché penso che qualsiasi scelta faremo questo passo si renderà obbligato. Fondamentale sarebbe anche verificare con gli agricoltori che hanno un regime particolare e semplificato per capire se la cosa può stare in piedi.

Da non dimenticare anche che, entro 60 gg dalla costituzione dell’associazione, si deve poi compilare il modello EAS seguendo le relative istruzioni e lo stesso va ripresentato qualora cambino dei dati richiesti nello stesso.

Che mi entusiasma di questa proposta è il costo zero finale dell’operazione e la sua semplicità lineare (a parte l’impegno delle tante teste che serviranno, la responsabilità dei Presidenti dei vari sottogruppi e dei cassieri che, per la verità, già fanno questo servizio per tutti noi); che mi infastidisce invece è il fatto che sarà dura aiutare chi vuole partire con una sua attività (e noi inGASati oramai ne abbiamo aiutati tanti a partire…) e all’inizio necessita che “gli si vada incontro” perché essendo tutto formalizzato, necessita fin dal primo ordine di regolare emissione di ricevuta fiscale o fattura ma sono certo che anche questo aspetto apparentemente negativo potrà essere girato a favore di tutti gli attori interessati. Mi lascia invece completamente indifferente che, con una struttura del genere, non si possano richiedere contributi pubblici o usufruire di agevolazioni fiscali in quanto l’associazione non è registrata; sono indifferente perché penso che anche i contributi pubblici, alla fine, li paghiamo con le nostre tasse quindi se serve qualcosa alla fine è molto meglio tassarsi direttamente come abbiamo fatto finora e … AMEN 🙂

A questo punto non appesantisco oltre e chiedo a te di trovare eventuali soluzioni migliorative o di proporre eventuali ulteriori scelte operative e di principio che ti stiano a cuore e che ti piacerebbe affrontare (chiaramente a chi propone l’obbligo di approfondire e illustrare al meglio le proposte oltre a quello di rispondere a eventuale richieste di chiarimento!)

Saluti radiosi, un inGASato

 

 

42 risposte su “Associazione o no?”

wow Romeo, che lavorone!
grazie per la chiarezza e la completezza delle informazioni. Direi che la scelta è “obbligata”, se non vogliamo correre rischi. In effetti mi ero posta il problema del conto unico…che irrigidirebbe tutto. la soluzione che proponi mi sembra ideale, quindi la voto
😉 voglio dire…cambiamenti anche considerevoli ne abbiamo già affrontati (come la divisione in sottogruppi) e li abbiamo gestiti bene. certo, c’è sempre un momento iniziale diciamo di smarrimento, ma poi ce la si fa! Sicuramente la gestione economica e in particolare la rendicontazione (ma anche il fatto che i singoli presidenti siano i legali rappresentanti delle singole associazioni/sottogruppi) richiedono che tutti si responsabilizzino un po’ di più per condividere il lavoro, o almeno renderlo più agevole, con cassieri e referenti di vario ordine e grado. ok, io intanto parlo con la via del colle per l’ordine del miele. venerdì purtroppo non ci sarò per l’ennesimo concorso…peccato davvero! vabbe’ intanto la mia l’ho detta. grazie ancora e buona riunione, letizia.

Miiiii!!! che lavorone!
Confesso che mi sono un po’ perso, ma per quel poco che c’ho capito anche a me pare che quanto prospettato dal buon Romeo sia una strada obbligata, per cui voto questa.
Grazie 1000.

Ciao Romeo,
ciao tutti e buona domenica!!!
come al solito ci sai stupire con effetti speciali eh Romeo?? grazie mille per il lavoro che hai fatto e per la proposta elaborata e qui di seguito esprimo domande (se son cose già dette, scusa, mi ripeto anche per ripassare la questione e poi se ne parla venerdì), entusiasmi e perplessità – mi sento investita di missione cacaspilli oggi 🙂 :
– si può avere codice fiscale senza costituire associazione, statuto e cariche gerarchiche all’interno del gruppo?
– mi piace che i fornitori diano regolari fatture e scontrini direttamente al cassiere e pensavo fosse già così cmq mi sembra la cosa migliore
– sì è vero, il rendiconto ce l’abbiamo già con il file cassa ma come si diceva con Diego il file andrebbe ripulito dai nomi per la privacy, ma non sembra essere un grosso problema.
ma chi ci dice che non modificheranno leggi e decreti o decretini e già mi rompe l’idea di ‘ste modello EAS, figurati se ci inventano nuove cose o moduli da compilare che caos….io non voglio un gas burocratico quando già tutto il resto della nostra vita lo è
– si può rimanere una forma ibrida come noi evolvendoci per alcune cose che ci tutelano? non perchè non vogliamo crescere ma perchè il modo che ci si offre per crescere non risponde al nostro essere? 🙂
– se fossimo riconosciuti con GAS non dovremmo avere l’obbligo di formare una associazione, saremmo già una forma riconosciuta in noi stessi, così come siamo. sbaglio?
grazie mille e scusa per il cacaspillaggio 😉
D

…sai com’è…l’idea di strade obbligate non mi piace affatto, noi siamo la rivoluzione che vogliamo per il nostro mondo, giusto? 😉

Ciao Romeo, perdona la domanda a bruciapelo, ma temo di essermi persa qualcosa: tu proponi di fatto che OGNI sottogruppo diventi un’associazione a sè – seppure “legata” dal logo “ingasatao”?

Perchè questo io capisco con il fatto di avere uno statuto per sottogruppo, ovvero un rendiconto per sottogruppo, un presidente per sottogruppo, un’assemblea per sottogruppo, un CF per sottogruppo con fatturazione specifica da parte di ciascun fornitore… ecc ecc.

Vista così non mi sembra una cosa molto snella, ma, ripeto, mi scuso se forse ho frainteso…

Grazie
Luisa

Grazie ragazzi e grazie Daniela e Luisa per le osservazioni. Contano sempre molto i cacaspilli perchè instillano il ragionevole dubbio e fanno riflettere oltrechè aprono il confronto.
Iniziamo con Daniela!
Anche a me la strada obbligata non piace e proviamo a ragionarci:
Ognuno di noi ha un codice fiscale e non ne può avere un altro come persona fisica quindi per farlo occorre costituirsi in qualcosa ed infatti una copia dell’atto costitutivo la si lascia all’Agenzia delle Entrate.
I fornitori con noi non fanno nero perchè se non fanno una fattura a fine mese ma tanti scontrini (almeno mi riferisco a Sadurano e Mengozzi ed altri) ma con gli scontrini il sistema fatica a reggersi perchè non possiamo pensare di conservare tutti gli scontrini di un singolo ordine, il cassiere diventerebbe matto!
Penso che tra noi la privacy proprio non serva. Sappiamo cosa facciamo e l’accettiamo al momento che iniziamo a fare la spesa; forse occorre compilare e conservare anche il modello della privacy e conservarlo ma penso che al massimo sia questo modello lo scoglio da superare molto facilmente.
Il modello EAS è stata un’invenzione intervenuta nel 2008 per tentare di smascherare delle finte associazioni e nessuno ci garantisce che non ne faranno altri 25 ma al momento attuale facciamo i conti con quello che abbiamo direi. Lo dobbiamo presentare all’inizio e se non cambiano le nostre condizioni in pratica non serve più aggiornarlo. Cosa diversa invece il cambio del Presidente (legalmente responsabile) che va comunicato al suo cambio e lo si può fare anche on-line (registrandosi opportunamente) e senza troppi sbattimenti; lo statuto va ripresentato solo se cambiano i contenuti ma è qualcosa che difficilmente cambieremo se lo facciamo da subito per bene e aperto a futuri sviluppi.
Finora siamo stati quello che siamo ma ora, se ti leggi un pò cosa fa Serpico (e non tanto la tracciabilità dei versamenti oltre i 1000€ tanto i nostri trsaferimenti del genere sono sempre giustificati da fatture anche se è difficile spiegare cosa se farebbe fatica Alex a giustificare che se ne fa di 4-5.000€ di parmigiano :-). In pratica questo programma dell’Agenzia delle entrate curiosa nei nostri movimenti bancari (alla faccia della sopracitata privacy…) e ci possono chiedere conto (chiaramente al tesoriere che ha intestato il conto) del perchè di questi movimenti e l’associazione sarebbe un buon paracadute per il tesoriere che però avrebbe l’onere di conservare le varie ricevute/pezze giustificative dei movimenti riportati nella nostra cassa.
IL GAS non è giuridicamente una figura legalmente riconsociuta e i nostri legislatori lo hanno trattato una sola volta: la legge 244 del 24/12/2007 (http://www.parlamento.it/parlam/leggi/07244l.pdf) al comma 266 dell’articolo 1:
Sono definiti «gruppi di acquisto solidale» i soggetti associativi senza scopo di lucro costituiti al fine di svolgere attivita` di acquisto collettivo di beni e distribuzione dei medesimi, senza applicazione di alcun ricarico, esclusivamente agli aderenti, con finalita etiche, di solidarieta` sociale e di sostenibilita` ambientale, in diretta attuazione degli scopi istituzionali e con esclusione di attivita` di somministrazione e di vendita.

Definendoli “Soggetti associativi” implica che siamo un’associazione ed a quel punto è meglio assoggettarsi a quello che è il regolamento dell’Associazione (statuto, Presidente, tesorieri, ecc.). Dovremo studiare come redigere lo statuto per renderlo altamente inclusivo e non creare gerarchie che danno un incredibile fastidio anche a me ma è pur vero che, alla fine, il Presidente è quello che risponde dinnanzi ad eventuali errori e sbaliate registrazioni quindi toccherà ancora una volta a noi fare in modo che questo Presidente (o meglio questi presidenti) sentano la nostra partecipazione e vicinanza.

La forma proposta (senza registrazione) è per me il massimo della libertà perchè se decidiamo di includere ulteriori possibilità oppure di modificare lo Statuto non ci richiede altri soldi e burocrazia particolare per depositarlo.

Luisa effettivamente io propongo ogni sottogruppo un’associazione distinta perchè un unico codice fiscale con un unico conto corrente (anche se penso ne potremmo aprire più d’uno per codice fiscale anche se alla fine ne dovrebbe rispondere un Presidente per tutti) sarebbe sicuramente forse più snello come burocrazia iniziale ma implicherebbe appunto che un unico Presidente si accolli tutto il gruppo e ne debba rispondere; non ci sarebbe un tesoriere bensì tanti tesorieri quanti sono i sottogruppi e sostanzialmente cambierebbe poco dall’avere un’associazione per sottogruppo. Supponiamo di fare tesoriere e Presidente nella stessa persona (in sostanza per me sarebbe l’ideale…), supponiamo di concordare su uno Statuto in pratica dovremmo cambiare solo i nomi delle figure istituzionalie compilare un numero di modelli di richiesta codice fiscale ed
EAS pari ai sottogruppi. La spesa sarebbe sempre la medesima e cioè ZERO.
Potremmo creare un gruppetto composto da almeno un membro ogni sottogruppo che studi lo statuto comune e che si occupio della gestione burocratica iniziale (compilare modelli e contromodelli e fare un salto all’Agenzia delle entrate….)

Perdonate se sono prolisso e continuate ad esprimere le perplessità!
Saluti radiosi

Vorrei sapere quanti sono i sottogruppi (spero non più di 3 perchè pavento un’atomizzazione). Va bene tutto quanto esposto da Romeo sulla forma associativa, ma vorrei che tutti i presidenti-tesorieri e i cassieri siano almeno ragionieri, per l’ovvia ragione della loro familiarità con l’ordine contabile acquisita, spero, come forma mentis già negli anni scolastici. Non so se venerdì potrò esserci, ma porgo a tutti gli auguri di proficuo lavoro. Cordiali saluti e 1000 grazie a Romeo per l’entusiasmo e la determinazione. Michele

Grazie Romeo del lavoro che hai fatto. Veramente grande, dettagliato e supportato dal contributo di esperti.
Per me quello che proponi va bene. Aggiungo solo che sarebbe bene non fare troppi gruppi (aggregare quelli più piccoli a quelli più grandi) ma limitarsi a 2 o 3. Inoltre penso che nell’associazione le figure di Presidente e di Tesoriere/Cassiere debbano essere tenute separata (anche per una forma di controllo)e che si possa cambiare il Presidente ogni 2 anni in modo da non gravare troppo una persona e per ridistribuire le responsabilità in modo solidale.
Evviva Romeo
Buona giornata

E’ da un annetto che collaboro alla modifica dello statuto dell’associazione professionale di cui faccio parte (niente a che vedere, ovviamente) e proprio per questo venerdì purtroppo non ci potrò essere.
Concordo però che un minimo di struttura e di controllo ci voglia, come dice Ornella.
Se dovesse servire (ma credo che internamente abbiamo ingasati belli competenti) conosco un avvocato di Padova specializzato in Onlus.
Pensiamo anche che è possibile mantenere la struttura di sottogruppi (con cassieri e segretari) anche con uno statuto solo, è quello che accade in genere nelle associazioni nazionali.
Luisa

Grande vec ! Vediamo cosa succede in plenaria e vediamo di capire quali sono le soluzioni possibili, la questione dei sottogruppi riguarda comunque le dimensioni dello stesso, i sottogruppi stanno screscendo e le dimensioni di un sottogruppo di oggi sono quelle di tutti gli ingasati di 3 anni fa. Se a meldola a un certo punto dovessimo dividerci in due sottogruppi per gestire al meglio gli ordini che si fa ? Si fanno due associazioni a meldola ? Comunque sono sicuro che a breve usciremo con una supersoluzione, valutiamo le varie opzioni tra cui quella di un gruppone unico.
abbracci
pietro

aiutoooooo!!!! io mi son persa e ripersa!!! 🙁
io sono la referente della carta igienica, quindi dovrei chiedere alla byness di fare tanti ddt (e quindi tante fatture) separate per quanti sottogruppi siamo?? oppure la fattura può essere unica?? (ma in questo caso a chi dovrebbe essere intestata??)
inoltre la byness non fà partire la produzione fintanto che non ha ricevuto il bonifico a fronte dell’ordine, quindi ogni sottogruppo dovrebbe pagare a parte?? la vedo un pò difficile e lunga la cosa… poco “controllabile” da me che son la referente e difficile da far capire alla byness…. o forse sono io che non riesco a capire come spiegarlo!!
cmq vada, sarà un successo!! 🙂
cri

gruppone unico, unica partita iva, unico statuto, un presidente eletto per anzianità e carisma come gli sciamani nelle tribù e da rieleggere ogni 2 anni e un tesoriere per sottogruppo che rendiconta al presidente ogni 6 mesi, se pò fffa??? 😉
anche perchè la gemmazione è un fenomeno progressivo, siamo grazie al cielo come la portulaca: un fenomeno che si diffonde velocemente!!! 😀
danielaf

ps- @ Michele Rubino: i nostri tesorieri sono molto preparati, al gasrage poi stai in una botte di ferro anzi, in tandem!!!!! 🙂
@ fornitori: si necessita di assoluta e perentoria correttezza fiscale che non dubito già ci sia nella maggior parte se non nella totalità dei casi, soprattutto per non mettere a rischio i nostri preparatissimi tesorieri
@ Romeo: grazie presidente 😉

Per me dobbiamo arrivare a convincere i nostri fornitori a fare almeno un paio di diverse spedizione perchè non penso possiamo reggere a lungo di dover far lavorare il refertente come un facchino per lo smanettamento di tutto un ordine completo almeno nei casi più voluminosi.
Esempio: Carta igenica, pasta, detersivi, ecc. Se arrivassero già divisi per sottogruppo o per destinazione non sarebbe male per me.
Comunque sia abbiamo modo di pensarci di qui a venerdì e trovare pro e contro e poi li valuteremo al meglio insieme.
Se uno ne avesse voglia potrembbe mettere giù i pro e i contro della soluzione unica o diverse associazioni e anche per senitre con i fornitori se e quanto è l’ordine singolo minimo per avere consegna differenziata così venerdì abbiamo le idee più chiare!

Sul Presidente ho già in mente diverse alternative nelle quali misteriosamente io non compaio proprio … non ho ne carisma ne testa ne capacità … starei sveglio la notte 🙂

Saluti radiosi

Caspita! Che vulcani!

Romeo ha fatto un lavorone e venerdì bisognerà partire da questo.
Secondo me le cose da studiare sono queste:

Ipotesi A: varie associazioni, una per sottogruppo.
Pro: maggiore autonomia dei sottogruppi, maggiore semplicità contabile (ogni sottogruppo si conserva i suoi conti e le sue fatture) e organizzativa
Contro: maggiore parcellizzazione (si tende a diventare 4 GAS distinti, non è detto che sia un male), chefinefanno i sottogruppi piccoli (ad es. Finestra?), difficoltà per i fornitori

Ipotesi B: unica associazione
Pro: ordini unici (come fatto finora), gestione unica della cassa con 2 livelli fogli di cassa (1 gestito dal tesoriere: contiene come utenti -le colonne- i 4 sottogruppi e il tesoriere fa i pagamenti ai fornitori. L’altro è il foglio di cassa del sottogruppo e ci sono i conti dei singoli gasisti e viene gestito dal cassiere di sottogruppo.), unico conto corrente (la password per vedere i conti la sanno tutti e 4 i cassieri, quella per fare i pagamenti solo il tesoriere centrale), unica contabilità (le fatture dei fornitori le conserva il tesorere centrale), semplicità per i fornitori che fanno fattura e spedizione unica.
Contro: maggiori limiti fisici (gli ordini unici diventano sempre più grandi e ingestibili), Più conti da fare: bisogna sempre far quadrare i conti di sottogruppo con quelli globali, minore indipendenza dei sottogruppi (le decisioni relative a soldi, quote ecc. devono comunque essere globali), minore snellezza nel prendere le decisioni (per lo stesso motivo).

PS: con la faccenda di Filippo e della pasta, mi sa che da GAS stiamo diventando sempre di più un DES!!! Facciamo presto, perché a qualcuno potremmo dar fastidio (non si sa mai…)

Siamo mitici!!!

Ciao ragazzi,

naturalmente grazie a Romeo che ha finalmente preso il toro per le corna.

Venerdì non ci sarò, quindi ecco il mio micro contributo. Posto che una regolarizzazione è, a questo punto, necessaria, propenderei per un’unica associazione con diversi sedi operative / rappresentanze (al momento 4, ma potrebbero diventare molto di più): un solo C.F., ma conti diversi, cassieri diversi e un unico presidente (con funzioni di rappresentanza più che pratiche) e revisori, da rieleggere periodicamente. Ammetto di non sapere se questo tipo di struttura sia possibile per un’associazione non registrata, quale noi intendiamo essere, ma se lo fosse…

E’ vero che la responsabilità legale del presidente è maggiore, in questo modo, ma si manterrebbe un minimo di unità formale.

In ogni caso, per quanto riguarda la fatturazione, posso già dire che la ditta per cui sono referente non ha problemi a emettere più fatture, una per sottogruppo o sotto-associazione, se questa fosse la scelta finale del gruppo.

Per quanto riguarda le qualifiche dei cassieri… a Caossi mi pare siamo sprovvisti di ragionieri, ma il mitico Davide se la cava egregiamente, come e meglio di un ragionieri vero!

Attenderò con ansia le vostre decisioni di venerdì
Silvia

Grazie Romeo “riassunto” molto efficace e sono molto contenta di tutto questo commentare (e anche di non aver visto sempre i soliti nomi).
A me piacerebbe molto la soluzione di SilviaG Caossi.
Un’associazione, un C.F. quattro conti.
Perché fare 4 associazioni diverse secondo me ingigantirebbe di molto la burocrazia, senza contare che ogni associazione richiede un’assemblea per l’elezione degli organi rappresentativi e l’approvazione del bilancio. Il tutto sarebbe moltiplicato per 4, il che vorrebbe anche dire trovare tutte le cariche necessarie all’interno di ogni sottogruppo (e i gruppi piccoli come La Finestra Sul Gas come fanno, hanno più rappresentanti eletti che elettori….)
Io NON vorrei assolutamente porre un numero massimo ai sottogruppi perché secondo me sono una salvezza, più ci si allarga più la gestione si complica per cui perché non ridividersi in più sottogruppi ma sempre nello stesso INGASATISSIMO gas?
E non credo che ci voglia una qualifica professionale per fare il cassiere, secondo me chiunque si prenda la briga di proporsi come cassiere ha già la forma mentis adatta (io per dire mi conosco e non mi proporrei mai per un impegno del genere , basti dire che l’altro giorno il mio commercialista mia ha sgridato!) 😛
Attendo impaziente evoluzioni di persona.
Grazie
Sara

Domande ballerine sull’associazione (qualunque forma scegliamo), chi ne sa qualcosa, porti risposte in riunione:

1) Le associazioni devono pagare delle tasse? Se sì, quali e quante?

2) Come si configurano i soldi che la gente versa sul conto del GAS (il nostro prepagato)? Legalmente le dobbiamo considerare donazioni (anche se sappiamo che non è così, è credito, ma noi naturalmente non possiamo essere un istituto di credito)? (il problema è che questi soldi non vengono versati a fronte di una fattura, come pagamento dei beni acquistati dopo l’arrivo dei beni, ma in anticipo rispetto a quando verrà acquistato il bene: questo comporta problemi?)

3) Il totale che rimane nella cassa dell’associazione a fine anno, come viene considerato dalla legge? È un utile? (anche se noi sappiamo bene che non è così, ma vallo a spiegare all’ipotetico finanziere). Se è così, è soggetto a tasse sul reddito? (spero proprio di no!)

4) Nel foglio inviato da Romeo, ho letto che non si possono distribuire soldi ai soci (perché non ci può essere lucro, naturalmente). Cosa accade se un socio lascia il GAS e ha del credito residuo? Lo perde (ridargli i soldi sarebbe un’uscita non giustificabile legalmente)? E se aveva versato 1000 euro?

So che sembrano domande stupide, perché noi sappiamo perfettamente come funzioniamo, ma provo a mettermi nei panni di uno che guarda i nostri movimenti di denaro da fuori e che non sa nulla di noi.

Davide

Provo a dare il mio contributo.
Come fornitore MOMINI diamo la nostra disponibilità a d adeguarci dal punto di vista fiscale emettendo ddt e fatture separate se fosse necessario.
Come ingasata (un po’ assente a dire il vero) mi sento di sposare la proposta di Silvia, un unica associazione con più conti.
Come APS siamo obbligate ad avere un presidente e dei consiglieri, per statuto, a fare assemblee verbalizzate (gli ingasati già lo fanno) e il presidente e i consiglieri si possono cambiare senza modificare lo statuto attraverso un’elezione interna. Non so se la forma associativa che si applicherebbe agli inGASati sia paragonabile, ma questo consentirebbe di avere un presidente unico, un consiglio composto da tesorieri e un rappresentante per sottogruppo che ruotano, anche con scadenze predefinite (1, 2 anni?)
A separarsi, si fa sempre in tempo…
Non sono sicura di riuscire a venire venerdì sera, anticipo qui la mia opinione.

Grazie a Romeo e a tutti gli ingasatissimi

Sento odore di secessione…..

a parte gli scherzi sono solo 5 anni che ne parliamo l’ottimo lavoro darà i suoi frutti, molti riflessioni lette qua sopra le faccio mie anche io i sono chiesto perchè separare i sottogruppi in modo così netto, capisco la necessità meldolese ma avere 4 associazioni a forli composta da 5 finstre e da una trentina ognuno ca ossi e gasrage mi pare quanto meno poco pratico anche perchè verrebbero a moltiplicarsi le incombenze delle persone

molto probalmenti non sarà dei vostri ma non ho dubbi abbiamo competenze e motivazioni a sufficienza per arrivare ad un ottimo risultato

Prima di tutto lancio un doveroso grazie a Romeo che si è davvero sobbarcato un lavorone!
Poi passo a dire sinteticamente la mia anche perchè coincide molto col pensiero espresso da SilviaG di Caossi.
UNA associazione, quindi UN PRESIDENTE;
UN CODICE FISCALE, se basta, altrimenti uno per C/C;
QUATTRO (al momento) CONTI CORRENTI perchè con uno solo e varie persone che ci operano in contemporanea con tutta la buona volontà personale possono uscire problemi!
I fornitori dovranno adeguarsi alle ns. esigenze, che sono poi quelle di legge, in fondo li paghiamo, no?
Utilissime sono le domande poste da Daviglo soprattutto la 1 e la 2, cioè se come associazione registrata dobbiamo pagare delle tasse (al limite si pagheranno, ma mi sembra imperante pararci il lato B!!! vista anche l’aria che tira -SERPICO-) e come si configurano i versamenti dei gasisti sul conto corrente.
Mentre la 3 si risolve eventualmente con una cena di gruppo, oppure con una donazione benefica, che porteranno a somma zero il conto corrente e la 4 con la restituzione del credito residuo al gasista uscente con un “fuori busta”… i suoi soldi rimarrebbero nel conto corrente e li si carica alla persona che ha operato il “fuori busta” di cui sopra.
Statemi bene.

ciao ragazzi, mamma che bella questione!
noi al 99% venerdì sera non ci saremo, per cui diamo ora il nostro piccolo contributo, sperando di non dimenticare dei pezzi.
partendo dal nostro parere: credo sia meglio un’unica associazione, un CF, un presidente, poi diversi consiglieri (a rappresentare i sottogruppi) e uno o più tesorieri che siano già cassieri dei sottogruppi o comunque lavorino a stretto contatto con loro.
Noi l’anno scorso abbiamo registrato la nostra associazione e ci sono state delle spese per farlo – 200/250€ all’agenzia dell’entrate- per quanto anche la nostra fosse associazione (culturale) con scrittura privata dei soci fondatori. Quindi, a nostro modesto parere, fare un’associazione unica è meglio anche da questo punto di vista meramente economico.
Inoltre l’associazione unica permetterebbe che l’intestazione delle fatture venga sempre fatta dai fornitori all’associazione “ingasati”, magari chiedendo loro di fare comunque più fatture (una per ogni ordine di sottogruppo).
per quanto riguarda alcune delle domande di daviglo: i soldi che noi gasisti versiamo nel conto (che a quel punto sarà il conto dell’associazione) in quanto soci sono “liberalità”, si possono fare tranquillamente, in teoria l’associazione ci dà una ricevuta, ma è più per comodità di chi tiene i conti che di chi versa, mentre potremmo racchiudere tutte le spese fisse che abbiamo come sottogruppo e farle diventare la quota associativa annuale. I soldi dell’associazione sono effettivamente dell’associazione, ma non è un utile, non si possono spartire tra i soci, poiché andrebbe comunque reinvestito sempre per le attività dell’associazione, quindi effettivamente il problema di chi esce dal sottogruppo si potrebbe porre. Tenete conto però che l’associazione non deve per forza spendere soldi solo per pagare i fornitori ma (in teoria) può anche avere proprie iniziative, donazioni o altro che richiedano “una spesa”. Forse potremmo trovare il modo di ridarli al gasista “pagante” fuoriuscito…bisogna ragionarci.
Infine venendo al presidente: chiunque sarà, anche secondo me è giusto cambiarlo ogni biennio (max triennio), per sgravare comunque la persona investita della responsabilità di rappresentante legale.
Ciao, alice di andrealice

Riguardo a quello che dice Andrea sul “mettere tante mani nel conto”, mi viene un’idea (sto parlando dell’ipotesi di fare un’associazione sola), per la quale, però è necessario trovare un super-cassiere o tesoriere.
A) Il tesoriere gestisce il conto unico (è l’unico che paga i fornitori e versa loro il totale della fattura comprendente gli importi di tutti i sottogruppi). È l’unico che mette le mani nel conto.
B) Il tesoriere aggiorna un foglio excel (o google o quello che vogliamo) in cui riporta (ho fatto un esempio qui: https://docs.google.com/spreadsheet/ccc?key=0Ahye_uQB6qrMdFBfbmFuTk9JMHhGa0dfVGlUZU5BQmc) le operazioni dei sottogruppi nel loro insieme (non quelle dei singoli membri).
C) I cassieri di sottogruppo continuano a fare quello che hanno sempre fatto con i loro fogli di sottogruppo. L’unica differenza è che invece di consultare un conto corrente online, consultano il foglio del tesoriere (e così vengono a sapere quando sono stati fatti dei bonifici o comunicano al tesoriere quando li deve fare ecc. ecc.)
D) Il foglio del tesoriere, una volta stampato (e magari tolte le colonne dei sottogruppi) diventa un vero libro contabile (non so se siamo obbligati a tenerne uno) che va di pari passo con l’estratto conto della banca.

Spero si capisca. Ne parliamo venerdì.
Ciao ciao

Davide

in una delle ultime plenarie in cui abbiamo sollevato il problema “associazione sì-associazione no” , mi sebrava di aver capito che avremmo invitato qualcuno del gas di rimini, che sono associazione da anni e che sono molto più grandi di noi, per comprendere come funzionava da loro…. una domanda mi sorge spontanea: ma perchè molti di questi dubbi non li “rigiriamo” a loro che forse ci sono già passati??

– ottima l’idea di daviglo con associazione, conto e cf unico e super tesoriere, sì elezione di un presidente ogni 2 o 3 anni x spartirsi le responsabilità (non si può creare una specie di consiglio degli anziani tra cui scegliere? tra noi ancora non ce n’è di veri e propri anziani ma idealmente mi piace assai)
– sottogruppi ognuno con suo tesoriere e consigliere che riferisce – va beh – al presidente (spero vivamente continueremo a comunicare come sempre…)
– x quanto riguarda rimini mi sa che son cooperativa quindi un’altra forma societaria ancora, mi sbaglio? e poi credo qb ai modelli, noi siamo più unici che rari quindi è il caso che ci troviamo il modello che sta meglio addosso a noi e al nostro caso.
– il problema dei defezionari vale anche x il discorso di chi lascia con uno scoperto che faremo in modo essere il più piccolo possibile quindi dovrebbe andare a pareggiare i casi dei defezionari con credito…speriamo cmq siano pochi in entrambi i casi
– per quanto riguarda serpico, già, il nome è già da sè un programma…ma noi abbiamo tanti antidoti naturali spero (la nostra precisione, la correttezza, componenti del gruppo provenienti dai più svariati settori della società e con conoscenza delle normative, la ricerca della miglior soluzione sempre anche così in tanti…basta?) poi credo francamente che interessiamo poco a serpico per il momento, dovessimo diffonderci ancora e molto allora magari…ma in quel caso forse avremmo ingasato anche i piani alti 😉
– per l’antiriciclaggio no problem, non movimentiamo molto contante perchè il conto è per bonifici ai fornitori e i piccoli versamenti dei prepagati.
– la firma sul conto solo dei tesorieri dei sottogruppi, del tesoriere generale, e ho il dubbio se anche del presidente, meglio solo se in forma rendicontativa e non dispositiva. infatti se solo il tesoriere unico può movimentare il conto i tesorieri di sottogruppo dovrebbero cmq avere un conto esterno x il sottogruppo, se i sottoconti possono venir tutelati dall’ “ombrello” dell’associazione bene, ma ho i miei dubbi
– grazie anche ad andrealice per i consigli sul campo associazioni, queste esperienze ci servono in effetti solo a titolo informativo per capire come meglio adattare l’associazione a noi
– se vogliamo diffusione credo meglio una sola associazione, una specie di federazione di GAS, che possono crescere, gemmarsi e diffondersi

ok, ho detto penso tutto credo. spero di arrivare venerdì perchè ‘sto fine sett è un delirio
un abbraccio e buona settimana
d

Intanto veramente grazie a tutti.
Mi piaceva l’idea di arrivare venerdì preparati e anche chi non poteva venire potesse dire la sua.
Per quanto ne so rispondo alle domande che conosco e le altre me le procurerò.. se riesco… per venerdì.

@Andreaalice: L’intenzione è NON registrare l’associazione quindi spesa zero (ho spiegato nella discussione il perchè).

@Daviglo
L’associazione NON paga tasse premettendo che sia senza fini di lucro. Un esempio di come va tenuta la cassa e la rendicontazione me lo ha mandato proprio il Venezia citato e mi pare bello tosto http://www.ingasati.net/wp-content/uploads/2012/01/Cassa-Associazione.xls
per le altre sentirò …

@Cri:
Rimini è cooperativa 🙂

Speriamo bene … io mi sto demoralizzando … la “burocrazite” si sta impossessando di me 🙂

Saluti radiosi

Bene bene.

Romeo, non temere, ce la faremo. Da un’idea che mi sono fatto in giro, la burocrazia è meno di quella che immaginiamo.
Per i conti, un foglio complicato come quello che hai inviato (con 1000 sottofogli che devono tutti quadrare tra loro) mi sembra una follia per dei non-ragionieri come noi. Io credo che possiamo svilupparci un nostro modo di tenere i conti (quello che abbiamo al momento, penso che vada benissimo, magari con qualche piccolo aggiustamento tipo l’elenco dei soci e di chi ha versato la quota associativa) e tenerlo più snello e semplice possibile, senza diventare matti, no?

Davide

Mi sono permessa di far leggere questo articolo ad un amico di un GAS Piemontese, dove hanno già fatto il passaggio ad Associazione da un po’. Vi riporto la sua testimonianza:

Ciao Claudia,
innanzi tutto preciso che non sono presidente, ma solo uno qualunque del gruppo di coordinamento del mio GAS.
Alla domanda “associazione sì o no?” è quasi obbligatorio rispondere “dipende”. Dipende da quel che avete in mente, da quel che volete fare e non fare, da quanti siete e quanti prevedete di essere, ecc. Schiettamente vi dico subito: “Non aspettatevi che sia una scelta facile”. È una scelta che suscita perplessità, dubbi, opposizioni, una scelta che divide. Infatti, noi ci siamo divisi, una parte che era fortemente contraria è uscita e si è fatta un GAS a parte. Ma, purtroppo, è una scelta quasi obbligata, se non del tutto obbligata, viste le normative e visti i principi di legalità e attività alla luce del sole e non in nero che anche i GAS sostengono. Tutto sta, secondo me, a non farsi portare fuori e rovinare dalle forme e dalle formalità. Anche a me piacerebbe evitare le forme e le formalità, ma finché il sistema in cui viviamo sarà questo, non abbiamo moltissime alternative, Se non, forse una parcellizzazione in microgruppetti così piccoli da passare quasi inosservati a livello fiscale, quasi delle “famiglie”. Ma, allora, a che scopo fare un GAS? Si resta divisi in famiglie e tanto vale.
Dubito che il passaggio sia a costo zero, diciamo che può essere a costo contenuto.
I vantaggi: 1) possibilità di avere fatture e contabilità chiara e a prova di critiche delle autorità fiscali. 2) Possibilità di essere presi in considerazione da chiunque come soggetto pubblico e di utilità sociale, anche dalle amministrazioni e dalle burocrazie, con le quali, volenti o nolenti, si ha a che fare. 3) Possibilità di avere contributi pubblici: a qualcuno fanno schifo, ma sono soldi nostri, delle nostre tasse che, si possono impiegare meglio che lasciarli nelle mani di chi compra aerei da guerra o costruisce inceneritori, ecc. 4) Un conto e una contabilità unica che permette di gestire i soldi che inevitabilmente sono un punto importante in un GAS che, in fin dei conti, gestisce acquisti con passaggio di denaro, a volte in quantità consistenti, in maniera limpida e controllabile da chiunque. Gli svantaggi: 1) inevitabile aumento della burocrazia, ma minimo. 2) Effetto psicologico del “allora siamo uguali al sistema”, che in realtà è solo di forma, perché lo si è anche come gruppo di fatto. 3) Dover passare attraverso controlli e almeno una banca per la gestione minima di un bilancio. Ma anche come gruppo di fatto è difficile non farlo.
Sono perfettamente consapevole che in questo modo si rimane “controllati” e un po’ “all’interno del sistema”, ma, allora, l’alternativa è fare la rivoluzione, perché farsi fare una bella multa dall’agenzia delle entrate non la vedo come grande “alternativa antisistema”.
Per quella che è la mia esperienza, trovo che, con i dovuti accorgimenti, nel senso che bisogna “vaccinarsi” contro il virus della burocratizzazione e del “fatturato”, è un passaggio gestibile. La soluzione di fare un’associazione per ogni sottogruppo, con relativo codice fiscale e conto corrente, la vedo un po’ complessa, ma voi in Emilia-Romagna ci avete abituato a capacità organizzative e di gestione superiori alla media, quindi… Secondo me siete molto più avanti.
Non nego che nel nostro caso il passaggio è stato un po’ doloroso, ma è coinciso con la presentazione di un bando della regione per il finanziamento di gruppi di utilità sociale e questo è stato uno stravolgimento tutto in una sola volta (associazione + bando e relative pratiche e burocrazia): ancora adesso dopo due anni ne portiamo le conseguenze, anche se siamo sempre noi, le stesse persone con gli stessi ideali e sogni. Ci siamo detti che è il caso di farci una riflessione sopra e ne parleremo tra poco, per capire cosa è questa specie di “stanchezza” che avvertiamo nel gruppo.
Io, personalmente, vedrei bene una “rete” di gruppi che collaborano e si ritrovano sotto lo stesso nome e personalità giuridica, ma sempre con le loro peculiarità locali e di scelte di fornitori, valori e partecipazione. È una cosa che qui non riusciamo ancora a fare, ma chissà che in futuro non si possa organizzarci meglio. Purtroppo, a parer mio, l’individualismo col quale sono state nutrite generazioni di persone nei decenni scorsi non smette di fare vittime, nemmeno tra noi che dovremmo avere altre mentalità. Così, 20 teste, due dozzine di idee.
Non mi resta che dirvi che sono a disposizione, per quel poco che posso, se ci sono altre domande e augurarvi ogni bene.
Un caro saluto

Invece la mia opinione è che non ci capisco molto di queste cose in burocratese…..

Mi chiedevo ad esempio se anche per i “fantasmi” ci fossero problemi di giustificativi etc. O come fare con fornitori come Salvo dove non ci sono al momento neanche gli scontrini per il singolo gasista.

E comunque su come utilizzare eventuali residui di denaro a fine anno.. non vi preoccupate che li possiamo investire in milioni di progetti ;-)))))

Grazie Romeo per il lavorone e per il contributo di tutti….

Provo a dare anch’io un contributo.
Non sono pregiudizialmente su una posizione o sull’altra, ma siccome vedo sempre con grande favore la semplicità, direi che dall’ottima scheda PRO e CONTRO fatta da Daviglo (commento 14), la bilancia per me pende più dal lato della pluralità delle associazioni. Alle considerazioni fatte aggiungo che c’è un altro CONTRO nella scelta dell’unica associazione, ed è che i tempi di pagamento ai produttori rischiano di allungarsi perché diventano quelli dell’ultimo sottogruppo che controlla e “chiude” i suoi conti, oltre a quelli del “tesoriere generale” che fa materialmente il pagamento unico.
E’ probabile che molti propendano per un’unica associazione per ragioni “affettive”, ma il fatto di avere 4 o 5 codici fiscali diversi (o altrettanti presidenti) non cambierebbe la realtà di un gruppo che continua a fare riunioni plenarie, pranzi ingasati, a usare gli stessi referenti e in definitiva a rafforzare le ragioni per considerarsi un gruppo unico. In questo senso l’idea di chiamarsi InGASati Gasrage, InGASati Cà Ossi, ecc. mi sembra buona.
Sulle domande fatte sempre da Daviglo su tasse, distribuzione di utili ecc. ho delle risposte confortanti da professionisti che si occupano di associazioni, è solo necessario impostare correttamente la tenuta dei conti. Non sto a riportare qui i dettagli perché annoierebbero chiunque. Ne parliamo venerdì.
Un saluto
Diego

io dico la mia solo perchè minacciata dal nostro andrea. sennò starei zitta che state andando benissimo. Il radioso dice “anche l’Agenzia delle Entrate, da me interpellata, si esprime, molto sinteticamente, in merito ai quesiti posti nella direzione che il gruppo informale probabilmente non riesce a tutelarci al meglio citando anche leggi e riferimenti normativi”. Ho letto la risposta dell’agenzia e mi sembra che dica il contrario. “interpello inammissibile” significa che il nostro comportamento attuale e la normativa vanno a braccetto. Per tutto il resto…. il gas è l’unico vezzo anarcoide della mia pigra vita oramai legalista e conformista quindi non riesco a leggere oltre di codici fiscali conti correnti dichiarazioni con sigle impossibili e adempimenti vari con la carota di sgravi e ricchi premi e cotillon, sennò piango. con buona pace di tutti i tesorieri ai quali va tutto il mio più accorato grazie.

Aaaarrgghhh..aiuto, vorrei partecipare e non farvi sentire soli, ma in tutta franchezza non riesco a farmi un’opinione che non mi faccia stringere lo stomaco. Accidenti alla burocrazia. Spero mi si chiariscano meglio le idee per quando andremo in plenaria, a quanto pare non prima del 10 febb. Baci a tutti, Antonella

Ciao a tutti!
Anzitutto grazie a Romeo per aver dato il “la”.
Venerdì non potrò essere alla plenaria (sempre che si tenga) per cui provo a dare un piccolo contributo in questa sede sperando di non creare ancora più confusione.
Premetto che, sebbene personalmente non molto propenso alle strutture piramidali e gerarchizzate, l’idea di frammentarsi e fare diverse associazioni mi pare un po’ complicata e, nei fatti, pericolosamente prodromica ad una vera e propria “scissione”. A prescindere dai pranzi ingasati, dalla solidarietà e dalla nostra amicizia, che sicuramente non verrebbero meno comunque, il punto fondamentale secondo me è domandarsi quale peso sociale si intende assumere: forse uniti si potrebbe in futuro fare la differenza nell’opporsi a certe decisioni delle amministrazioni locali o comunque nel riuscire a farsi tenere un po’ di più in considerazione. Ma comprendo anche le ragioni tecnico – pratiche spiegate da Diego Gasrage e, pertanto, non mi schiero né per l’una né per l’altra soluzione.
Quello che, invece, purtroppo ritengo ormai necessario soprattutto per la tranquillità dei cassieri e di tutti noi, è che in qualche modo il nostro GAS assuma una “fisionomia ufficiale” come soggetto centro di imputazione di obblighi e diritti, poiché a decorrere dalla data odierna la normativa antiriciclaggio si è fatta ancor più severa, avendo abbassato ad € 999,99 l’ammontare massimo ammesso per i trasferimenti in denaro contante. E Serpico incombe. Inoltre, è ormai chiaro che il legislatore sta andando nella direzione di ridurre sempre di più l’utilizzo del contante (questo è l’orientamento costante degli ultimi anni), obbligandoci a convogliare tutte le transazioni in denaro attraverso banca e, magari un domani, ad usare solo la moneta elettronica (considerato anche che, lo avrete notato tutti, la liquidità reale nelle nostre tasche sta drasticamente calando per ragioni su cui ora non mi dilungo). Vero o no che sia, finché come singoli e come gruppo decidiamo di restare inseriti in questo tessuto sociale (pur non condividendone più in gran parte la guida dissennata) ci dobbiamo pur fare i conti e, pertanto, volenti o nolenti ne dovremo utilizzare le strutture e l’associazione di diritto privato è quella più semplice e snella che abbiamo a disposizione, sotto tutti i punti di vista.
Detto questo, se ci si vuole associare occorre necessariamente utilizzare il modello previsto dalla legge, ossia l’associazione non riconosciuta disciplinata dal codice civile agli artt. 36 e segg. In genere tali associazioni prevedono un’assemblea dei soci e una piccola “dirigenza”, composta dal presidente, tesoriere-segretario e consiglieri, tutti con cariche a termine: volendo optare per un’unica associazione, ci sarebbe dunque modi di rappresentare adeguatamente ogni sottogruppo.
Per quanto riguarda, poi, l’autonomia dei sottogruppi, come ha detto LuisaCR Gasrage forse si otterrebbe un buon compromesso riadattando nel nostro piccolo i sistemi già adottati dalle associazioni che si muovono a livello nazionale e che hanno le loro “succursali” a livello locale (pensate ai sindacati, ad esempio).
Per concludere, provo a rispondere a random ad alcune delle domande poste, chiedendo però anche il conforto degli esperti (ragionieri e commercialisti) in ascolto:
1) concordo con andrealice Gasrage sul fatto che si potrebbe pensare di inquadrare fiscalmente il prepagato come atti di liberalità all’associazione: occorre solo avere l’accorgimento di prevederlo nello statuto come uno dei sistemi di “finanziamento” dell’associazione per il raggiungimento dell’oggetto sociale; diversamente, si potrebbe tentare di coordinare il passaggio dei soldi con l’oggetto sociale, pensando quest’ultimo in questi termini: attività di raccolta del denaro dei soci e di gestione dell’acquisto all’ingrosso, con tale denaro, di beni di consumo da ridistribuire poi fra gli associati stessi senza lucrare alcun guadagno (che poi sono i concetti espressi dal legislatore nell’unica occasione in cui si è occupato dei gas). In sostanza, sarebbe un acquisto in nome e per conto dei soci che versano in anticipo il denaro necessario. Il mio è un ragionamento a braccio ad alta voce… in ogni caso andrà studiata molto bene la formula giusta, magari confrontandoci con altri gas che si siano già costituiti in associazione (sarebbe mooolto interessante leggerne gli statuti!);
2) le associazioni non riconosciute di diritto privato non mi risulta che siano soggette ad imposizioni fiscali particolari: ciò significa che sono soggette ad imposte dirette ed indirette nella misura in cui producono utili tassabili;
3) proprio per tale ragione è indispensabile che al 31/12 di ogni anno il conto “si svuoti”, a testimoniare un bilancio in pareggio (cioè nessun utile), attestato anche da quel minimo di scritture contabili che occorrerà tenere; occorrerà poi ragionare su come conciliare tutto questo con il sistema del prepagato;
4) nel caso un ingasato decida di uscire dall’associazione, a termini di legge NON avrebbe diritto a pretendere nessuna quota del patrimonio sociale (art. 37 cod. civ.); anche in questo caso occorrerà ragionare su come coniugare la normativa civilistica con il sistema del prepagato e trovare semmai degli escamotage per rendergli i soldi.
Ecco, questi erano i punti che mi premeva toccare. Scusate se sono risultato prolisso.
Spero comunque di essere stato utile e rimango collegato al dibattito.
Grazie a tutti, ciao.
Stefano

Ciao a tutti … credo che sia giunto anche il momento per esprimere le mie riflessioni:
Parto dicendo che, purtroppo, se la plenaria verrà posticipata al 10 , io e GAIA da me rappresentata e inserita nell’ordine del giorno non ci sarà…ma sono convinto che ce la faremo!
quando, in passato vi avevo fatto la proposta di associarvi a GAIA, e sono sincero nel dirlo,avevo dato per scontate molte cose, 4 mesi da GASista mi hanno fatto capire molte cose sulla paura che c’è nel burocratizzarsi, soprattutto paura di rovinare le stupende idee che state(adesso STIAMO) portando avanti!
Siamo andati avanti parecchio in questi mesi e credo ormai di poter delineare quella che secondo GAIA può esser la quadratura del cerchio!
Dunque, l’associazione è una, unica e c’è già (quindi a costo zero!)
L’idea coincide con quella espressa dall’amico di Claudia nel commento 29 :

“Io, personalmente, vedrei bene una “rete” di gruppi che collaborano e si ritrovano sotto lo stesso nome e personalità giuridica, ma sempre con le loro peculiarità locali e di scelte di fornitori, valori e partecipazione.”

Per statuto( forse va un po’ modificato, ma lo vedremo insieme magari) GAIA diffonde sostenibilità e i GAS sono una delle chiavi per raggiungere questo obiettivo, ma i GAS sono belli perchè le persone che li compongono li vivono e li nutrono con le proprie personali idee e convinzioni quindi, come associazione, noi metteremmo a disposizione un elenco di Produttori proposti dai GAS associati e da noi.

Ogni GAS dalla lista sceglie i produttori da cui si vuol rifornire, sceglie le modalità per le consegne e per la divisione delle merci, nel caso di gemmazioni(è fondamentale perchè è l’unico modo per crescere e non diventare la COOP, il gruppo nuovo nato, rimane, se vuole legato al vecchio, ma, in generale SCEGLIE dalla lista i produttori da cui servirsi o ne propone nuovi.
Ogni gruppo avrà un tesoriere ed il suo unico compito sarà di aggiornare un file excel copincollando dei dati da un altro excel(generato da DIGIGAS, software opensource fatto molto bene, poi approfondiremo!); con gruppi di non più di 20 persone la cosa è sostenibile e non troppo complicata.
GAIA riceve i prepagati sull’UNICO conto bancario e da qui, si accorda con i produttori per i pagamenti, GAIA tiene tutte le fatture e la contabilità, che sarà comunque trasparente e visibile sul sito.

Che costo ha tutto ciò?

NESSUNO!!! Questa è la riflessione più importante a cui ci avete portato…avevamo sbagliato tutto, l’ho capito solo entrando e comprando con voi… quelle che sono spese, le si divide tra tutti e basta… si tratterà di fare due conti e decidere le modalità, ma non è così complicato …

Vantaggi per InGASati:
1 – Legalità assoluta
2 – No Burocrazia
3 – Libertà Decisionale
4 – Riduzione dei costi(1 conto solo, 1 associazione sola)
5 – … ce ne sono , ce ne sono, non siamo a fare elenchi!

Svantaggi :

– Questi trovateli e vediamo di risolverli!

insomma sono troppo trepidante di mettere la mia faccia dietro queste parole… le soluzioni ci sono e non è assolutamente detto che siano così complicate !

Colgo anche l’occasione per avvertirvi che abbiamo convinto il comune di Forlì a “prestarci” la Fabbrica delle Candele per un week-end dedicato a

filiera corta-autoproduzione-riuso e riciclo

Stiamo aggiornati, w gli InGASati!

Davide&GAIA

Sicuramente ogni opzione ha i suoi pro e i suoi contro, come sottolineato da Daviglo…. personalmente credo che varie associazioni, una per sottogruppo sarebbe forse la meno peggio….. anche perchè il cassiere dell’eventuale associazione unica avrebbe davvero un carico a mio avviso molto oneroso e non so se ci siano potenziali volontari in merito…. anche tener tutta la contabilità e le fatture, divise per sottogruppi è un bell’impegno! Poi magari non ci saranno problemi….
L’ipotesi delineata inizialmente da Romeo a mio avviso rimane la più percorribile… diversi sottogruppi con INGASATI nel nome…. i gruppi più piccoli, se non vogliono fare il passo, possono aggregarsi ad un altro… poi si potrebbe pensare ad una sorta di SUPERPRESIDENTE FEDERALE, anche come carica non legale ma di fatto! In ogni caso credo che al di là della burocrazia e la modalità che sceglieremo, dipende solo da noi la volontà di mantenere lo spirito INGASATO collettivo e unico! Mentre proprio non riesce a convincermi l’ipotesi di GAIA, seppur apprezzi il simpatico DaviCresce…. p.s. grazie Romeo!

Ciao a tutti,

speriamo di riuscire a fare presto questa riunione…
Anche a noi, come a MonicaL, l’ipotesi Gaia non convince per niente.

Una nota a margine per Davide Crescentini: sul sito di Gaia c’è la pagina di demo degli inGASati. Poiché Gaia è stata pubblicizzata anche su “A tutto GAS” e quindi immaginiamo che il sito venga visitato da diverse persone, potresti scrivere nella pagina del nostro GAS che “gli inGASati non hanno aderito a GAIA, ci stanno ancora pensando e che quella non è la pagina ufficiale del GAS che è invece http://www.ingasati.net“?
Scusa se te lo dico, ma con l’inserimento del nostro simbolo in quel sito, senza questa spiegazione (c’è solo scritto Demo), sembra che gli inGASati siano già parte di Gaia, mentre non è così. Mi sembra corretto specificarlo, no? (anche perché agli inGASati non è stato chiesto se volevano essere presenti sul sito di Gaia).

Grazie mille

Davide e Gloria

Daviglo avete ragione, in teoria quel sito doveva essere già offline, ma per errore ho pagato un’altro mese… Adesso cancello proprio la pagina, non voglio trarre in inganno nessuno…

Aspettando trepidante la nuova data per la riunione

Davide

io la penso così:
piccoli…dobbiamo rimanere piccoli e invisibili. Frammentiamoci ancora, rimanendo però uniti. Se entriamo nel loro sistema, non ne usciamo più e siamo costretti a sottostare alle loro regole. Il nostro sistema è quello giusto. Rischiamo di creare una macchina troppo elaborata che non risponde alla nostra semplicità.
Irene

Per la data certa ecco un importante suggerimento girato in lista da Pietro:

problema dell’associazione degli ingasati.
Ti dico che potete farvi uno statuto e un atto costitutivo, andare alle poste all’ufficio dei francobolli e far imporre la data certa (ti mettono un francobollo da 60 centesimi ogni pagina) con quello andate all’ufficio delle entrate e chiedete il codice fiscale e così potete andare in banca ad aprire un conto corrente. Per aprire un conto non serve registrarsi all’ufficio delle entrate. Poi a livello legale che lo statuto sia registrato o no il presidente e il consiglio direttivo ne devono sempre rispondere.
Il discorso della data certa non è essenziale, ma se la mettete è più sicuro.
Questa è la strada più breve per essere a posto con i conti.
Mi raccomando sistemate in fretta quel povero cassiere.
Ciao

Federica Neri

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