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Banane Altromercato … ma cosa sono, chi le coltiva e chi aiutiamo con il loro acquisto

Il problema principale per me di qualsiasi gruppo di persone è il pensare di farne parte e che le scelte siano state compiute ma non conoscerne esattamente i motivi quindi è giusto, per me, iniziare un nuovo modo di presentarsi ed una serie di discussioni per spiegare bene il perché sia stata fatta una certa scelta di un produttore o di un prodotto piuttosto che di un altro.

Iniziamo con le banane che non sono propriamente una produzione “locale” e che infatti gli inGASati tendenzialmente acquistano solo nella stagione nella quale la nostra madre terra locale non produce frutti per integrare un po’ i classici frutti che si conservano anche in inverno.

Prima di addentrarci in altri aspetti tecnici analizziamo esattamente che prodotto sia e la sua storia e vi invito pertanto a leggere questa paginetta che nelle ultime 4 righe spiega la filiera produttiva a grandi (ma chiare) linee.
Togliamoci subito lo sfizio di analizzare il prezzo la composizione del loro prezzo e la possibilità di poter conoscere come e dove vanno a finire i soldi che paghiamo; vi metto quindi a disposizione un file che mostra esattamente per le nostre banane questa suddivisione affinchè possiate rifletterci.

Mio primo pensiero è andato a chi le produce e fa la fatica maggiore (raccoglierle confezionarle alla meno peggio e imbarcarle in nave) ; miseriaccia quanto prende poco (di primo acchito …), meno di metà del dettagliante finale ed anche meno della metà dei costi accessori!!! Alla fine solo il 16% circa di quello che paghiamo va a finire nelle sue tasche!

Poi ho pensato però a chi è fuori da questa filiera di CTM e a quanto Carolina (della bottega del Mondo di Forlì che ringrazio infinitamente per la pazienza e per la disponibilità accordatami nel collaborare per la redazione di questo articolo) mi raccontò e cioè che, mediamente,

i produttori che riforniscono CTM percepiscono tre volte in più del prezzo medio di mercato di quei produttori che invece riforniscono marchi più blasonati o che si trovano normalmente in commercio e così mi sono tranquillizzato un po’. A Proposito, Carolina e tutto lo staff della bottega è disponibile a venire a spiegarci a voce questo progetto che ora ha visto anche l’introduzione degli Oritos (banane baby…) e dei Mango.

Le banane CTM possono avere una serie di provenienze e le nostre attualmente hanno provenienza Perù (Grupo Hualtaco) e grazie alla scheda, che sempre la mitica Carolina mi ha gentilmente trasmesso, potete vedere meglio di chi si tratta oltre che dove sia il Perù.

Leggendolo mi piace pensare di contribuire, seppure in minima parte, ad aver migliorato le condizioni di vita di questi peruviani; mi piace pensare al bambino che va a scuola tranquillo grazie al lavoro dei genitori e di tutti noi che acquistiamo le banane che i suoi genitori producono.

Mi piace pensare che un’altra parte di quel 16 % che citavo prima ritorna nelle tasche dei peruviani perché il 50% della Agrofair (Società che importa in Europa questa frutta) è di proprietà proprio delle organizzazioni di produttori che quindi, anche di li, si arricchiscono e, magari, possono occuparsi di aprire una scuola in più per aumentare le possibilità dei bambini di andare ad imparare ed uscire così dall’ignoranza.

Mi piace pensare di non fare semplice elemosina o donazione una tantum ma di rinnovare ogni settimana il mio/nostro aiuto per queste persone ogni sabato quando, al GASpaccio, mi prendo la mia confezione di Banane, mi segno il prezzo di etichetta in un foglio di carta che poi la grande Irene elaborerà per tutti gli 11 pacchetti che compongono la scatola, redigendo un resoconto mensile che mostra la spesa di ciascuno e che il nostro Andrea contribuisce a “bonificare”. Mi piace soprattutto pensare che questa scelta è stata condivisa ulteriormente da Andrea che, ogni venerdì sera passando da Forlì per problemi famigliari, passa in Bottega a ritirare il nostro cartone di banane e ce le porta puntualmente il sabato al GASpaccio così come faceva Elena anno scorso!!!

Io penso che una referenza del genere non sia una cosa impraticabile e che se la bravissima Paola ora non può più seguirla sia un peccato perderla per i gruppi forlivesi GASrage in testa e sono convinto che se solo l’ignoranza non permette ai produttori del Sud del Mondo di alzare la testa e dire la loro senza farsi solo sfruttare, questo articolo permetterà di esprimere a ciascuno la sua opinione e, magari, permetterà anche di riuscire a trovare qualcuno che prenda a cuore la cosa occupandosi di fare una tabellina con qualche somma a fine mese (non si deve nemmeno fare pagamenti in quanto può tranquillamente pensarci direttamente il cassiere di sottogruppo)! Come diceva Alex:  “non ci credo che queste banane giungano a Forlì ogni settimana e non riusciamo a trovare il modo di farle arrivare nelle nostre case con il famoso ultimo chilometro!”

Naturalmente quet’ultima parte è solo una mia riflessione volta a spiegare il sistema instaurato a Meldola e sono sicuro che troveremo metodi migliori e sicuramente altrettanto validi … ma solo se lo vorremo.

Ricordiamoci sempre che le parole volano, gli esempi trascinano e se non diamo l’esempio noi allora è inutile parlare …

Saluti radiosi

P.s.1: Ci possono essere anche altri fornitori di banane nelle varie stagioni ed ecco le schede di ciascuno:

P.s. 2: Andrea Scifoni segnalava anche che esistono altri modi per aiutare ad esempio l’agricoltura in Equador e far fruttare i propri investimenti per salvaguardare varietà autoctone di cacao; potrebbe esser anche questo interessante anche se penso che il metodo migliore di aiutare sia con la nostra spesa quotidiana ed in più sarebbe utile mantenere le piccole conquiste già fatte … ma se qualcuno è interessato lo dica pure. Gira le pagine della vita, inizia a scriverne di nuove, ma NON dimenticarti di quelle vecchie, in esse vive la tua storia!

14 risposte su “Banane Altromercato … ma cosa sono, chi le coltiva e chi aiutiamo con il loro acquisto”

osta che lavorone Romeo! mitico, come al solito!
comunque se volete penso si possa fare anche alla prossima riunione una parentesi banane.
sabato vedo il gruppo “info-educativo” della coop. e propongo la cosa. tra l’altro abbiamo un bel dvd proprio sulle banane.

let

Io non ho molto tempo per leggere e scrivere, comunque le banane le mangio e soprattutto le mangiano i miei figli, se non le prendessi col GAS le dovrei prendere in un altro modo, se non sono biolociche e del commercio equo faccio senza… per cui sono per continuare a prenderle. L’unica perplessità che ho è sul margine del produttore ma se non troviamo di meglio…
Mauri

Grazie mille Romeo!
ora è tutto molto più chiaro, speriamo quindi che presto si trovi una soluzione e che qualcuno si prenda cura della referenza di queste preziose banane…e magari anche del mango e delle banane baby anche per diversificare il prodotto e aumentare il nostro contributo a questo progetto!
grazie ancora Romeo, come sempre uscire dall’ignoranza contribuisce allo sviluppo e alla messa in moto di progetti importanti!
Daniela

Grazie ragazzi, siete squisiti!
Interssante anche questa riflessione che mi ha girato Carolina … in fondo ci riguarda non poco:

Strano ma vero… gli scimpanze’ riconoscono a naso le banane bio

Presso il giardino zoologico di Copenaghen è stato riscontrato che gli scimpanzé sono capaci di distinguere tra le banane da agricoltura biologica e quelle convenzionali. Quando le annusano, decidono immediatamente di consumare le prime con tutta la buccia, ma di sbucciare invece le seconde.

Pare che nel metodo convenzionale di produzione, le piantagioni di banane ricevano annualmente circa 50 kg di agrofarmaci chimici per ettaro (contro, ad esempio, i 4,5 kg/ettaro delle patate coltivate nell’Europa del Nord). Il trattamento, però, non passa “inosservato” allo sviluppato senso dell’olfatto di questi primati.

Fonte: Zinnerdinner.nl
Data di pubblicazione: 26/01/2011
Autore: Rossella Gigli
Copyright: http://www.freshplaza.it

Credo che si debba sempre cercare il giusto equilibrio anche nella solidarietà; non sempre le scelte e le decisioni le si prendono perchè ci piacciono, e la decisione “banane” del Gasrage mi sembrava dettata da un problema effettivo e mi sembrava fosse arrivata in maniera naturale, non avendo trovato alternative. Monica S.

Al GASrage è sempre stato n po’ difficile gestire le banane, anche quando c’era Paola che le gestiva.
Come ex cassiera posso confermare che era un po’ un’agonia perché spesso c’era un numero di banane diverso da quello ordinato e qualcuno restava senza e qualcun altro ne prendeva in più e tutte le volte questa gente diceva al cassiere o a Paola “ricordati che stavolta ho preso una confezione in più o una in meno” e così via.
Se si trova un referente di sottogruppo che vuole prendersi la briga di contare le banane tutte le settimane, bene.
Se si trova un metodo più facile di sporzionamento, bene.
Se non si trova nulla che migliori la logistica per me è più la briga che il risultato, almeno nel ns sottogruppo in cui, anche se siam tanti, 11 cestini non si comprano mai.
Ho detto la mia, poi la maggioranza deciderà.

nel tempo l’entusiasmo della bottega verso il gas mi pare scemato e non di poco credo che l’essere solidale dovrebbe essere reciproco…

a me da parecchio fastidio che nessuno la dentro sappia quante banane si vendano e a chi, a me piace pochino vedere che con il tempo all’aumentare degli ordini le condizioni proposte siano sempre peggiorate, ok a fino di bene un 10% 15% non ci sposta il tenore di vita ma se il gas è anche “relazione ” forntore-aquirente…. io rimango perplesso il GAS è pronto a calpestare alcuni suoi principi ma dall’altra parte …??

Vorrei sgombrare il campo da dubbi, non è che mia intenzione sia quella di giudicare le decizioni prese da un sottogruppo e nemmeno fare pubblicità ma semplicemente rendere una scelta consapevole. Sapere cosa c’è dietro le quinte e dietro le confezioni di banane mi sembra già troppo. Poi capisco benissimo i vari punti di vista che meritano sicuramente un discorso a parte de visu con gli attori principali per chiarirsi al meglio le idee e, magari, trovare altre soluzioni condivise.
Anche io ho preso su a volte qualche confezione di banana in più per la scarsa affluenza al GASpaccio di qualche mattina, altre volte qualche confezione è rimasta li per il sabato successivo e l’abbiamo semplicemtne trovata + matura e magari alla portata di chi voleva fare una macedonia 🙂

Saluti radiosi

Io sono del parere che se si VUOLE si PUOTE!!!
Comunque consiglierei al sottogruppo che eventualmente acquista le banane della Bottega di acquistarle a cartoni (11 confezioni) o multipli così almeno è più facile organizzarsi per il conteggio!
Non ci vuole poi molto…
Ovviamente deve essere una scelta condivisa.
Salut

ciao ragazzi,

sono anni che ho a che fare attivamente con l’equo e solidale e credo di poter dire che il margine al produttore è di gran lunga superiore a quello garantito del commercio convenzionale. un approfondimento è decisamente utile e, visto che c’è disponibilità, direi che questo incontro informativo con i miei “compari” bottegaroli s’ha da fare, così verranno fuori tanti aspetti problematici della questione banane. ce ne sono più di quelli che si potrebbero immaginare (e che spiegano il margine apparentemente basso al produttore), a partire dalla gestione del fresco fino all’annosa questione trasporti (visti i volumi ridotti di merce, sono ancora di tipo convenzionale e dunque con costi e impatto del tutto simili al commercio “tradizionale”).
inoltre, scusate se mi permetto, coloro che fanno i turni in bottega il sabato mattina sono volontari magari diversi da una settimana all’altra, quindi può capitare che non sappiano quante vaschette a quale sottogruppo. se vogliamo che lo sappiano basta chiedere alle responsabili di bottega e loro troveranno una soluzione, oppure basta che chi è in turno per il gas prima di andare a prelevare le banane butti un occhio sul blog e controlli le quantità. yes we can!

ciao,
grazie Romeo per avere aperto il dibattito.
Settimana prossima avremo una riunione di sottogruppo, spero che riusciremo a venire a capo di qualcosa. Sembra ridicolo che non si smercino 11 confezioni di banane tra tante famiglie.
Per le perplessità esposte da PaoloR, invece, devo dire che questo senso di sempre crescente distanza e rapporto unilaterale tra noi e la Bottega lo percepisco anche io. Forse qualche responsabile di Altromercato potrebbe partecipare a una delle nostre plenarie e parlarci un po’ dei loro progetti futuri (e magari rassicurarci sulle loro reali priorità)?

Silvia

Anch’io dico la mia..scritta volutamente tutta d’un fiato!

Ho preso le banane tutte le settimane o quasi, a volte c’erano a volte non c’erano, qualche volta sono andata in bottega a ritirare cartoni, anche guardando sul blog non sempre si capiva quante ce ne toccassero perchè si deve comprare un cartone da 11 – cosa che abbiamo sempre fatto – e ogni volta ce n’erano in più o in meno, ho fatto tante (buonissime) macedonie, ma ora non gliela fo più! Come dice Claudia, era un’agonia.
O qualcuno ha un’idea sensata e nuova, soprattutto, su come organizzare il flusso di queste benedette banane o io mi arrendo. Con dispiacere, ma mi arrendo.

Luisa

capisco l’agonia. è vero, c’è stata confusione crescente, ma io continuo a pensare che sia un problema del tutto risolvibile. quanto all’intervento di altromercato la vedo dura
:-> chi verrà sicuramente con piacere è qualcuno della bottega. è la bottega in questo caso il nostro interlocutore sul territorio e quindi quello che di più simile abbiamo a un mengozzi, un sadurano o altri. boh, non so. io forse sono di parte, ma questo distacco non l’ho percepito, o meglio non ho capito bene cosa si intende per distacco…

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