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Siamo onnivori o vegetariani di origine?

Tempo fa abbiamo avuto, nella lista dei referenti, un bello scambio di mail e, ad un certo punto, ho deciso che era meglio spostarci sul blog in modo da aprire la discussione a tutti.

Dopo oltre 1 mese provo a vedere di “quagliare” qualcosa ed esprimere alcune riflessioni.
Argomento del contendere: l’uomo (e perché non anche la donna…) è di origini annivore o vegetariane? Insomma qualcosa del tipo se è nato prima l’uovo o la gallina 🙂

La disquisizione si sviluppa non tanto per tornare alle “origini” quanto per approfondire se il vegeterianesimo sia poco di più di una moda new age oppure possa rappresentare un miglioramento generalizzato non solo della salute ma anche dell’ambiente che ci circonda e, in ultimo, se sia fattibile, almeno, ridurre i quantitativi di carne.

Ci sono una certa quantità di articoli “di parte vegetariana” in rete che spiegano la morfologia dell’uomo e la sua naturale prediposizione al vegetarianesimo e, solo per comodità e risparmiarvi inutili ricerche qualcuno ve lo linko di seguito:

potrebbero essercene altri ma se solo scorrete velocemente questi è già tanto …

Personalmente però la tabella che mi semplifica la vita perché permette un rapido confronto e chiarificale idee (almeno le mie 🙂 è questa e spero possa aiutare anche te nella riflessione o stimolarti qualche controdeduzione.

Non posso poi non riportare quanto sostiene Jeremy Rifkin che, pur riconoscendoci onnivori, esorta ad una tassazione della carne adeguata perché l’allevamento è importante causa di riscaldamento globale quindi riuscire a ridurre l’attuale 1/3 di terre coltivabili destinate al mangime per gli animali potrebbe aiutare non poco il nostro martoriato ambiente …

Per nutrire una mucca serve una certa quantità di foraggio (quindi di terra…); se con quella mucca nutro un certo numero di persone con la stessa quantità di terreno ne potrei nutrire DIECI volte di più … (questo da uno studio pubblicato sull’European Journal of Clinical Nutrition)

Penso sia utili sottolineare come sembri ormai assodato che la dieta vegetariana sia una buona prevenzione a problemi quali tumori e patologie cardiovascolari ….

Interessante infine il punto di vista di alcuni celebri naturalisti che potete trovare qui

Bene, a questo punto io ho abbondantemente detto la mia opinione seppur di parte (da circa 12 anni sono vegetariano anche se per un certo periodo avevo continuato a mangiare pesce poi ho tolto anche quello…) e spero di non aver urtato la coscienza di troppe persone e di aver rimesso in circolo un interessante spunto di riflessione su cui ognuno possa esprimersi liberamente. Da dire comunque che da bambino la “festa al maiale” era una delle poche occasioni che mi permettevano di stare a casa da scuola e di abbuffarmi di ogni genere di leccornia appunto legata al maiale … sul piatto 🙂

Siamo quello che mangiamo e non scendiamo, per favore, al classico confronto: Toro – Finocchio 🙂

Saluti radiosi

7 risposte su “Siamo onnivori o vegetariani di origine?”

Discussione interessante.
Mi sto ponendo il problema anch’io, e recentemente ho letto un libro di Allen Carr, che apparentemente non centra molto col dilemma, uomo, vegetariano o no: “È facile controllare il peso se sai come farlo”.
Il motivo per cui ho letto questo libro era appunto per trovare una qualche ispirazione per perdere peso, ma questo Allen Carr (autore anche di “è facile smettere di fumare se sai come farlo”) mi ha in un certo senso “illuminato”.
Sostanzialmente lui sostiene che noi non ci facciamo più guidare dall’istinto, e per quanto riguarda il cibo dovremmo assolutamente lasciaci guidare dall’olfatto e dal gusto. C’è un però… Ovviamente a molte persone piace una bisctecca o una cotoletta di carne, sostanzialmente per due motivi: il primo è che siamo abituati al sapore dell carne, e il secondo, ed anche il più importante, è che la carne in questione è condita e cotta.
Carr sostiene che siccome gli animali, servendosi dell’istinto, si nutrono di quello di cui hanno bisogno e che più gli piace, anche l’uomo dovrebbe fare lo stesso.
Quindi via all’assaggio di cibi crudi e non conditi. E quali sono i cibi che più volentieri si mangiano crudi? Ovviamente la frutta. Così come alcuni ortaggi, ma ricordando che tutto ciò che cresce da un fiore è frutta, nella categoria rientrano anche pomodori, zcchine, zucca, ecc…
Devo ammettere che questa teoria è interessante, anche se in alcuni punti il libro sembra voler fare una sorta di lavaggio del cervello…
Quindi sono daccordo sul binomio uomo-vegetariano, sono anche però convinta che non sia possibile cambiare stile di vita da un giorno all’altro.
L’uomo moderno utilizza il cibo come gratificazione, ed è tutto il nostro stile di vita che andrebbe cambiato. Ma questo è un altro discorso, ed è mooolto ampio, quindi lo lascio da parte.

Concludo dicendo che non sono vegetariana, ma approverei decisamente la proposta di ridurre il consumo di carne.
I miei figli mangiano carne due volte a settimana (molti pediatri consigliano di darla tutti i giorni) e stanno benissimo. Tra l’altro non la gradiscono particolarmente… Sarà che le nuove generazioni sono più iluminate?

Premetto che sono onnivora, quindi mangio anche carne/pesce di tanto in tanto.
Anche io ho sentito parlare di teorie che, osservando la fisiologia del corpo umano (denti e intestino “da erbivoro”), sostengono che l’uomo sia vegetariano per natura.
Mi viene da dire che anche l’orso ha denti “da carnivoro” (tutti affilati) e, pur non sapendo com’è il suo intestino, so che si nutre anche di altri cibi oltre la carne, come bacche, frutti, ecc.
Inoltre se osserviamo le popolazioni più “primitive” vediamo che molte di loro periodicamente cacciano o allevano alcuni animali di cui cibarsi nei periodi di carestia.
Mi viene da pensare che probabilmente l’uomo sia un vegetariano per natura all’80% e che la carne/pesce sia per natura un’integrazione quando l’alimentazione vegetale è troppo scarsa per sopravvivere o per stare in salute.
Penso anche che questo sia stato vero fino a qualche decennio fa (non a caso un proverbio romagnolo recita: “quando un contadino ammazza un pollo, o è malato il contadino o è malato il pollo”), ma che negli anni del boom economico del secondo dopoguerra la carne sia diventata uno status-symbol (come il suv oggi) e che si sia creata questa cultura per cui senza carne ci si ammala. Oggi è dimostrabile che questo non è vero e che non fa bene esagerare con la carne, così come non fa bene esagerare con molti altri alimenti.
Chiuso il discorso fisiologico, butto là anche il discorso morale.
Alcune persone sostengono che uccidere un animale per cibarsene sia immorale. La mia opinione personale è che sia immorale distruggere “la vita” e impedirle di perpetuarsi. Trovo sbagliato l’allevamento di animali in condizioni non rispettose delle esigenze della loro specie e il fatto di medicalizzarli per aumentare il ciclo produzione/consumo/scarto. Parallelamente trovo sbagliata anche la coltivazione di specie vegetali OGM o la coltivazione con metodi che indeboliscono le piantagioni e impoveriscono la terra. Non credo che il vero problema sia “sporcarsi le mani” del sangue di un singolo animale (alcune razze di animali divenuti “inutili” nell’ultimo secolo sono sopravvissute all’estinzione proprio perché erano allevate a scopo alimentare, es. cavalli da tiro), ma riuscire a capire che la vita e la morte di ogni essere vivente, piante comprese, sono degne di rispetto e non vanno sprecate o rovinate.
Per questo sono più orientata al consumo consapevole (coltivare, allevare e acquistare bio e consumare sobriamente) che al “vegetariano inconsapevole” che mangia pomodori datterini anche a Natale. Non voglio offendere nessuno, e sia chiaro che fa sempre meno danno il vegetariano inconsapevole dell’ onnivoro inconsapevole che mangia carne ogni giorno. Poi se nel “consapevole” si vuol decidere di evitare la carne, non vedo perché no.

Ciao Romeo, rispetto tutte le osservazioni che hai fatto e il fatto che ti sei ampiamente aperto rispetto alle tue idee e motivazioni.
Ho pensato tutto il pomeriggio all’effetto che queste osservazioni hanno avuto su di me e al motivo per cui la mia scelta di vita, per ora, è onnivora.
Per la verità ciò non è dettato da prevalentemente da convinzioni salutiste, ambientaliste, ecc. ma al contrario dall’emotività.
Nella mia parte emotiva, cacciare, e quindi potersi permettere di mangiare carne, è associato all’idea di reagire attivamente e se necessario con aggressività alle avversità materiali e/o relazionali della vita. E’ come dire: se in una situazione dovessi scegliere se arrendermi e soccombere o lottare e far soccombere l’avversario, sceglierei la seconda.
Razionalmente so bene che questo si può fare anche essendo vegetariani e che nel nostro stile di vita non esiste più la caccia/lotta come metodo di sopravvivenza. Eppure la mia parte emotiva al momento percepisce ancora questa equazione e negarmi di mangiare carne come scelta a priori, al momento, equivarrebbe a dirmi: “Tu non hai diritto a lottare per sopravvivere/stare bene. Piuttosto che far del male (anche in senso metaforico) a un altro è meglio che sia tu a soffrire.”
Per questo e-motivo attualmente non me la sentirei di intraprendere una dieta vegetariana come scelta a priori. Poi magari mi succede di stare lunghi periodi senza mangiare carne, ma la mia parte emotiva è tranquilla perché sa che nel mio sistema di valori non è vietato o deplorevole.
Probabilmente se e quando risolverò questa situazione emotiva, legata a esperienze passate e al mio carattere, potrò fare questa scelta senza sentirmi a disagio, ma al momento non sono pronta.
La sola cosa che posso fare per trovare una mediazione tra la mia esigenza interiore di permettermi di manifestare aggressività tramite il gesto simbolico di nutrirmi anche di carne e il rispetto dell’ambiente è cercare di mangiarne il meno possibile e, quando lo faccio, di scegliere animali allevati il più possibile nel rispetto delle esigenze di quella razza (mucche al pascolo, ecc.).
Tutto il resto sono giustificazioni razionali che mi do e che do alla società per non essere giudicata come “senza cuore”.
Grazie per l’occasione di auto-approfondimento che mi hai dato.
Ciao.

Soffre solo chi urla e piange?
Direi proprio di no … Nella mia lunga esperienza (ma quanto sono vecchio???) sono anche andato a pescare e non ho mai sentito piangere o urlare un pesce (a parte alcuni sgombri che facevano uno strano verso…assimilabile da lontano ad un fischio) eppure anche loro fanno la peggiore morte che si possa augurare (per noi sarebbe morire soffocati ma per loro invece significa morire iper-ossigenati…).
Io chedo che le piante soffrano molto di più di quanto noi non pensiamo ed infatti il mio alloro si deve subire il mio mal di testa quando ce l’ho perchè con una sua foglia al capo poi glielo trasferisco (oppure no ma sta di fatto che mi passa il dolore …) così come ho fatto diverse prove con piante esattamente uguali e piantate alla stessa maniera e quelle che offendevo e trattavo male (a parità di acqua, luce, ambiente, ecc) effettivamente crescevano peggio di quelle che invece osannavo ed a cui esprimevo pensieri carini e piacevoli e gratificanti.
E’ per questo che mi piace ringraziare comunque per quello che ho in tavola sia esso verdura o frutta perché penso che comunque la natura mi da la possibilità di sopravvivere grazie a quello che le ho portato via.
Io guardo la meravigliosa natura e vedo che ad esempio le mele cercano di rinnovare la propria specie con quelle che vengono lasciate sulla pianta cadono a terra e dai loro semi poi nasce nuovo frutto, anche l’insalata o modo suo fa questo “caspando” e seminando nuovi semi. In pratica in questi casi l’uomo accellera questo processo e soprattutto dedica terreni specifici alla coltivazione degli ortaggi da seme oppure delle piante da frutto (con innesti ed altre diavolerie agricole:-).
L’animale invece come l’uomo ha la sua naturale evoluzione nell’invecchiamento e nella morte ed andare ad interferire in questo è un po’ come prendere in esame la possibilità di suicidarsi e/o valutare l’omicidio da parte di un altro essere e io fatico ad affrontare la questione.
Concordiamo comunque che sia fondamentale il rispetto e che anche l’impatto ambientale della dissennata scelta di mangiare carne ad ogni piè sospinto sia insostenibile quindi dobbiamo cercare di trovare un modo per far invertire la rotta che oltre a coinvolgere noi (che siamo già avanti nella discussione…) possa adattarsi anche ad altri e purtroppo per come conosco l’uomo penso che solo elevando costi e tasse su questo consumo si riesca fatica a farcelo entrare in testa.

Bellissimo l’esempio del leone e della zebra; gli animali carnivori mi affascinano e quando li vedo in un documentario intenti a cacciare una preda resto basito della grazia, rapidità, implacabilità e cura con cui cacciano. Loro si che se la guadagnano … E anche alla grande … Magari potessi avere istinto e rapidità di un tale animale nobile Re della foresta 🙂
Bellissimi anche gli erbivori, molto più tranquilli almeno in apparenza e dalla vita media più alta 8se non si imbattono in carnivori 🙂

Per la valenza emotiva di talune pietanze concludo con l’invito più volte fatto di verificare un macello che emotività possa lasciare … Se l’ha lasciata ad un omaccione rozzo e grezzo che mangiava carnazza da mattina a sera sono convinto che possa far riflettere anche altri. Una nota di merito anche alla massaia romagnola che sa poi preparare pietanze da far girare i morti nelle tombe … anche senza carne :-)))

Grazie ancora Claudia … Peccato che questa discussione resti solo così ristretta ma sopno convinto che tanti alla fine leggano e si ritrovino in una o nell’altra posizione e per il famoso fattore T (Tempo) non commentino 🙂

Saluti radiosi

Io mi trovo nella posizione dei GOLOSI e mangerei di tutto e di più, mi piace assaggiare nuovi sapori da qualunque cibo, cucina e nazione provengano.
Cerco cmq di limitarmi con la carne e con il pesce, ma davvero ogni tanto ho voglia di azzannare una bistecca.
Sono riuscito con successo (minimo) per un paio di mesi di fare il semi-vegetariano (ho eliminato la carne, ma non il pesce e i formaggi), ma il pensiero di dover rinunciare anche ai cappelletti…
Alla fine son tornato sui passi consolidati degli onnivori.
Credo che il salto nel mondo dei vegetariani sia possibile solo con una buona educazione alimentare impartita fin da piccini o con forti motivazioni di rispetto della vita altrui (dei nostri compagni animali); sicuramente la visita ad un macello aiuta molto!
Potrebbe aiutare tanto GAIA, il sistema indicato da Rifkin, quello di tassare (cioè di far costare maggiormente) la carne, visto che la sua produzione contribuisce molto al consumo di risorse (acqua-suolo, ecc.); lo stesso sistema da applicare ai SUV (stupidi-umani-veicolati) o quant’altro spreca le risorse LIMITATE del nostro pianeta.
Insomma tutte quelle cose che non rispettano una data IMPRONTA ECOLOGICA devono costare di più!
Salut

Interessante argomento. Non mi ero accorta steste parlando di queste cose sul blog…
Per quanto mi riguarda è da gennaio del 2007 che sono quasi vegetariana. Dico quasi perchè nel frattempo ho avuto alcune parentesi in cui ho ripreso a mangiare carne. Ci sono delle situazioni in cui per esempio faccio ancora molta fatica a rifiutare la carne, per esempio quando invitata a cena a casa di altri, come i miei zii che hanno 5 figli e di certo non possono permettersi di rifare il menù quando capito lì per stare un po’ insieme a loro! Ci sono anche dei momenti in cui sento proprio che il mio organismo richiede carne per caricarsi di fronte a delle difficoltà che richiedono una buona dose di combattività…il lato più felino e predatore insomma. Ma non ho ancora capito se è solo un’illusione della mente creata dall’idea che la carne o una maggiore combattività possano effettivamente essere la reale soluzione del problema che mi trovo ad affrontare.
Quasi vegetariana anche perchè gradualmente ho quasi totalmente eliminato anche il pesce e di certo, da quando ho scoperto che fine hanno fatto le nostre tonnare, anche e soprattutto il tonno. Poi ultimamente ho ripreso di tanto in tanto a mangiarlo.
Ho fatto anche una fase in cui ho sperimentato la dieta della luna che proponeva semplicemente di alleggerire l’organismo assumendo solo liquidi durante i cambiamenti di fase lunare. Poi i colleghi quando mi vedevano andare via a pranzo da sola mi chiedevano se andavo a trasformarmi in lupo mannaro e col tempo mi sono riadagiata a diete più spontanee e normali. 🙂
Per quanto mi riguarda amo ancora il sapore della carne e anch’io, avendo letto sia Rifkin sia il libro di Allen che cita Alice, ho sperimentato e di volta in volta scelto varie soluzioni alimentari anche imparando ad ascoltare quello che mi chiedeva il mio organismo. Quindi non so bene se posso del tutto definirmi vegetariana, perchè per quanto sia il mio organismo non nasce vegetariano in origine, perchè in memoria ha registrato la fettina di prosciutto crudo che mi dava dal bancone il salumiere della drogheria di paese vicino a casa quando ero piccola. Perchè per quanto si possano fare teorie il mio organismo nasce in un’epoca in cui di carne ci se ne poteva di nuovo permettere di più, almeno dal punto di vista economico, e credo che per certi versi i nostri genitori abbiano cercato di supplire ancora a una carenza dei propri genitori che avevano vissuto periodi di recessione o di guerra.
Ma nonostante questo un po’ per le teorie lette, un po’ per le realtà incontrate presso alcuni popoli indigeni che in alcuni casi si cibano anche solo di patate e delle poche specie di vegetali che riescono a coltivare nelle altitudini delle Ande, un po’ per l’andamento apparente, ma anche reale, visibile e “tangibile” del nostro pianeta, sono convinta che la cosa migliore da fare sia assumere gradualmente sempre meno carne per evitare soprattutto l’impatto ambientale che il consumo massivo di carne può avere sulla nostra casa Terra. Allo stesso tempo però è importante non dimenticarsi mai di ascoltare anche ciò che il nostro organismo ci chiede.
Ciao a tutti e scusate se sono stata tanto prolissa…ma l’argomento mi tange assai! 🙂
Un abbraccio,
D

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