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Riflessioni sul progetto furgoncino Solidale


Queste considerazioni, che l’amico Alessandro ha riportato nella chat del furgoncino qualche giorno fa, ammetto che mi hanno particolarmente colpito e fatto riflettere. Sono curioso di sentire che effetto ti fanno e sono certo che vorrai esprimerlo nei commenti. Anzi, come invita anche Alessandro sarebbe importante raccogliere le opinioni dei ragazzi che conosciamo (siano essi i nostri figli o amici o figli di amici …. qui o torniamo a coinvolgere la gioventù oppure andiamo ad estinzione e lasciamo il campo largo agli ipermercati ….

Alessandro Novelli
Rete interregionale GPS
27/11/2024

Il progetto furgoncino solidale è la parte più ambiziosa dell’organizzazione che ruota attorno al mondo dei GAS.
Il GAS, nella sua forma originaria è arrivato ad un punto di stagnazione, cioè trova difficoltà a confrontarsi con le attuali formule di gestione del cibo, cioè dei processi di produzione, trasformazione e distribuzione alimentare, senza dubbio diversi da quelli di 20 o 30 anni fa.

L’esigenza dei giovani di allora di raggiungere direttamente il produttore, che tra l’altro era molto più diffuso e presente di oggi, per trovare soddisfazione alla priorità della sicurezza alimentare (quindi salubrità del cibo), stabilendo un’alleanza per un sostegno reciproco:” io ti garantisco il mio acquisto continuativo tu mi garantisci buon cibo, rispetto per l’ambiente, per le risorse della terra, per il benessere animale e per il lavoro.”

Questo patto in certi casi difettava nel sistema logistico (punto debole) affidato quasi sempre ai GAS per la distribuzione e ai corrieri per i trasporti.

Oggi i giovani si pongono forse più di prima il problema della sicurezza alimentare ma trovano offerte diverse …

Prima di tutto devono fare i conti con le informazioni e le offerte in rete.

Il mondo digitale ha moltiplicato esponenzialmente l’accesso alle informazioni e il numero di offerte e di soluzioni più o meno probabili alla questione della sicurezza alimentare e del benessere dell’uomo e dell’ambiente.

In ogni caso, la forza del marketing da un lato e la difficoltà di addentrarsi senza confondersi nei meandri del web dall’altro, scoraggiano le giovani generazioni ad organizzarsi in forma dinamica (cioè coinvolgendosi di persona in relazioni dirette) e, come per tutti gli altri ambiti relazionali, vengono incitati a virtualizzare tali rapporti.

Dotati di strumenti e piattaforme digitali si servono di queste per soddisfare le proprie esigenze, anche alimentari, anche stando comodamente seduti a casa loro.

Il GAS non può essere un’organizzazione virtuale, per questo l’attacco ad ogni forma di rapporto interpersonale in ogni aspetto sociale è stato un attacco anche ai GAS

Le perdite si sono tradotte principalmente nella mancanza di adesioni da parte dei più giovani a tale modello.

D’altro canto, le tecnologie digitali hanno permesso anche una miglior organizzazione da parte di alcuni produttori che, in forma di vendita diretta in azienda o organizzata in mercati contadini, possono raggiungere più facilmente il cittadino più sensibile e interessato.

La tendenza giovanile nella ricerca di cibo sano e sicuro guarda più queste ultime forme di acquisto (che per altro determinano una relazione diretta) rispetto a quella proposta dai GAS.

L’organizzazione di GAS e in particolare quella del furgoncino, in un quadro che non vede bene nemmeno la produzione agricola con la crisi grave sia del settore che in generale dell’economia tradizionale, ha ambizioni e effetti ben superiori al semplice rapporto di acquisto, individuale o collettivo, direttamente dal produttore.

L’esperienza del furgoncino, infatti, disegna scenari nuovi e diversi da quelli intuiti dal “movimento dei GAS” di origine.

Cioè l’attuabilità pratica e non più teorica, di modelli di economia indipendenti, funzionali ai cambiamenti mondiali in atto.

L’economia in tempi di pace con l’egemonia mercantilistica del globalismo governato dal più forte e economia in tempi di guerra caratterizzata da leggi protezionistiche e dazi dove governa comunque il più forte.

L’economia attuale vive uno stato schizofrenico alternativo tra queste due forme di indirizzo che rendono impossibile la sicurezza alimentare, sia dal punto di vista della salubrità degli alimenti che, ancor peggio, dell’accesso al cibo per tutti.

L’alleanza tra produttori alimentari e coloro che vogliono mangiare sano è più che mai necessaria ed è una forma pacifica di lotta al sistema dominante e dilagante che tritura le ormai defunte democrazie, in ragione di logiche capitalistiche e finanziarie.

L’alleanza tra i custodi della terra che sanno renderla fruttuosa e coloro che ne chiedono le cure e i frutti, deve essere organizzata in modo protetto, certo, solido e consapevole.
Deve essere un’atto volontario, una scelta.

Io voglio mangiare sano, voglio mantenere la mia terra produttiva, voglio conservare l’ambiente in equilibrio, voglio gratificare chi lavora, chi custodisce il saper fare, saper fare cibo, saper curare la natura.

Questa alleanza sarà sempre più solida man mano che si svincolerà dalle dipendenze del sistema dominante.

Per questo i contadini e allevatori che hanno scelto la strada dell’indipendenza dai mercati globali stanno già facendo i loro passaggi per essere meno dipendenti.

La custodia delle sementi è il primo passaggio, la gestione del suolo e degli allevamenti con il minor utilizzo di tecnologie e di risorse, meno macchine, meno gasolio, meno acqua, meno processi di trasformazione, meno dipendenza dalla corrente elettrica per la produzione e conservazione di cibo, meno investimenti e più organizzazione in rete con altri.

Questo li trasporta direttamente su un campo di battaglia senza prigionieri

Forse questo approccio ad alcuni può sembrare un discorso distopico, ma la gran parte degli agricoltori “sopravvissuti” si pone questi obiettivi, come obiettivi obbligatori.

La schiavitù del debito collegato sia ad investimenti obbligatori sempre più frequenti e ad oneri e obblighi sempre più restrittivi e irrazionali, spesso solo ideologici, porta le attività ad essere eterodirette e a chiudere svendendo miseramente patrimoni a beneficio pubblico (l’ambiente agrario e rurale) costruiti in generazioni.

L’agricoltore diventa il moderno schiavo… Pasolini definiva la categoria “sotto-proletariato”.

La schiavitù porta inevitabilmente alla ribellione e la ribellione più sana è l’organizzazione consapevole.

La logistica comune autogestita è una forma di liberazione e un altro tassello, che si aggiunge ai già tanti, verso l’indipendenza e la sovranità alimentare, cioè il diritto a scegliere cosa mangiare.

2 risposte su “Riflessioni sul progetto furgoncino Solidale”

interessante, ammetto che non avevo assolutamente visto l’opzione furgoncino” da questo punto di vista…anzi lo avevo interpretato quasi come un voler fare una gdo senza ammetterlo. Grazie degli spunti

Basterebbe partecipare ad una plenaria del furgoncino per conoscere queste idee, queste persone e lo spirito che ci accomuna pur nella GRANDE diversità, che rimane una ricchezza e non un fardello. Grazie Alessandro e grazie Romeo. Fungoncino forever. Purtroppo coinvolgere i figli è durissima, sicuramente fargli apprezzare i prodotti acquistati è più facile che spiegargli da dove vengono.

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