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RESOCONTO PLENARIA DEL 22.03.24

Ore 20:35 si parte … le mascelle hanno smesso di masticare e, a detta di Romeo: “chiacchiere le abbiamo chiuse”.

Gli rubo il PC e comincio io il verbale, anche se poi il sonno avrà la meglio e finirà lui (dalla Gastona in poi).

Si parte col consueto giro di presentazione in cui abbiamo chiesto: Chi è l’artista che preferisci?

Rubens nuovo membro caorage: Fabrizio Deandrè; Davide (daviglo) caorage: John Irving; Claudia (ClaRo ex gaspaccio) e produttrice: Leonardo Da Vinci; Irene Gaspaccio Donato Carrisi; Marco Rivalta produttore forlivese: Van Gogh; Pietro (danipietro) Caorage: Sisto Rodriguez; Daniela (danipietro) Caorage: Velimir Khlebnikov; Andrea Gaspaccio: Giorgio Gaber; Alice Caorage: Eddie Vedder; Paolo (ex Gaspaccio): Colson Whitehead; Romeo Gaspaccio (Imperatore supremo): Arianna Porcelli Safonov; Stefano Acquacheta Caorage: Michelangelo Buonarroti.

AGRIOASI ROMAGNA si presenta. A parlare con noi c’è Marco Rivalta. Ho cercato di riportare il discorso diretto, ma chiaramente non è tutto fedelmente riportato. «Ricordo 30 anni fa quando con alcuni amici crearono uno dei primissimi gas di Forlì e faceva le cassettine “quando ho letto GAS mi è venuto un colpo al cuore”. Mi fa piacere quindi essere qui, ho sempre fatto l’agricoltore con la famiglia a Forlì e negli anni ’80 abbiamo iniziato col biologico e a metà anni 90 abbiamo aperto la fattoria didattica in via Lughese (Fattoria Rivalta). Agrioasi nasce un po’ prima del covid da una sorta di crisi mistica: stavo seminando e non mi sentivo a posto, cercando di connettermi con quello che facevo, mi sembrava di fare una cosa naturale non mi sono sentito in linea con la natura sentivo mancare qualcosa. Stavo studiando in quel periodo come dovevano essere gli ecosistemi, e sono andato a vedere e i campi di grano sono ecosistemi con erbe che sono sparite (fino a 200 specie, anche dove si fa il bio). Mi son quindi detto che dovevo fare qualcosa per studiare di più e capire, sentendomi responsabile, come fare per salvare la natura. Mi hanno indirizzato sul fare reddito e si sono un po’ persi i primi ideali di salvaguardia dell’ambiente, concentrandosi di più sulla salute ma meno sugli aspetti ecologici. Ho richiamato allora un po’ di amici per studiare insieme: un prof di scienze che insegnava al liceo, altri agricoltori. Abbiamo fatto alcune ricerche in campo scoprendo che la situazione è penosa: si sono perse tante specie spontanee anche dove pensavamo ci fossero. Abbiamo quindi deciso di fare progetti di salvaguardia: preso semi anche da ditte che collaborano con l’università della vita di Udine e ce li stiamo distribuendo. Sono specie spontanee che da migliaia di anni vivono nel ciclo del grano o nei frutteti. Il problema è che se parli con un agricoltore biologico anche lui le considera “erbacce” invece sono parte di un sistema in cui le piante stanno insieme non per caso ma per un equilibrio tra specie a monte. Ad esempio certi fiori attirano gli insetti che aiutano il grano a tener lontani i parassiti. Ci siamo dati delle regole e seminiamo il grano insieme a queste erbe. E succede che vedi fiori e piante che le persone non vedevano più dalla loro infanzia. Da lì è venuta l’idea di fare anche un progetto nelle scuole, cui collabora anche Claudia, facendo piccoli campi con grano antico ed erbe. Il progetto nasce su un’idea di conservazione e che una persona da sola non fa un cacchio ma in un territorio già compromesso più si è meglio è. Ci volevamo autofinanziare e quindi abbiamo fatto un mercatino a natale e poi qualcosa di più grande e poi con l’alluvione non si sa come si è estesa la voce che eravamo un gruppo che vendeva prodotti e così ci hanno contattato da Arezzo e abbiamo già fatto 3 giri lì con la macchina. Poi ci ha chiamato l’agenzia delle entrate di Ferrara dicendo che volevano sostenere le realtà e alla fine hanno fatto un ordine da 1000€.

Il gruppo non è un’associazione, né una rete. Abbiamo fatto un listino comune anche un po’ innovativo perché non c’è un produttore che risalta sull’altro ma si fa l’elenco dei prodotti “in lista” con a fianco indicato chi lo fa. Daniela chiede se tutte le realtà coinvolte stiano portando avanti il recupero di erbe perse e Marco risponde che ci sono anche altre modalità. Ad esempio Lotti di Polenta ha deciso di rifare i vigneti “maritati” (detti anche “piantate”) in cui al posto dei pali si mettono piante da frutto o aceri o gelsi ecc. Un tempo il 95% dei vigneti era così: parliamo di un’epoca di economia di sussistenza in cui del campo tutto serviva e tutto era integrato. Invece si è passati alle colture intensive e anche ora, che si fa tanto parlare di sostenibilità, in realtà hanno alzato il limite di produzione per ettaro. L’agricoltore così diventerà un esperto di app che deve saper mandare il robot che va in mezzo al campo e fa tutto. Non c’è tutela, dobbiamo farlo noi agricoltori (l’amministrazione non lo fa)».

Claudio: questo genere di progetti occupa uno spazio all’interno di ogni singola azienda aderente ma non il 100% della produzione si basa su questo, altrimenti non avresti modo di campare. Sono appunto oasi.

Marco: c’è un’erba che si chiama gettaione e che era diffusissima e ora non se ne ha più traccia e ho scoperto che dal 1968 un decreto presidenziale ha stabilito che se si trovava anche solo traccia di questa erba fra il grano, la fornitura veniva tutta buttata e quindi la gente ha cominciato a dare del gran diserbante. Nel cuneese hanno ricominciato a fare il grano con la nigella nel mezzo (una pianta) nel cuneese. E’ scandaloso che abbiano prorogato l’autorizzazione per il glifosato quando gli studi sulla cancerosità sono ormai diffusissimi. Anche la richiesta della UE di lasciare una percentuale di campo libera alla fine è stata espunta ma era positiva per i campi. E’ vero però che produrre è diventato ormai molto costoso e non ci sono margini. Però non vengono aiutati i piccoli produttori perché gli aiuti europei vanno ad ettaro e quindi sono avvantaggiate le aziende che hanno molti ettari. Io quest’anno ho rinnovato la domanda per siepi e boschetti e mi sconsigliano perché son più le spese e la burocrazia di quello che forse mi tornerà indietro: quindi anche le associazioni categoriali hanno una mentalità diversa dalla nostra.

Agrioasi nasce quindi da un progetto di aiutarsi, fare gruppo e condividere un’esperienza di conservazione e produzione. Siamo molto diversi, c’è chi fa bio, biodinamico, permacultura, bioenergetico. Abbiamo fatto un’esperienza che è un po’ precipitata: ci ha invitato un centro commerciale a fare un mercatino a Faenza ma poi a fianco a noi hanno messo un produttore da 100 ettari il che significa che non hanno avuto rispetto per la nostra sensibilità. Quello era un progetto condiviso importante perché ognuno si occupava di una parte e anche fra di noi stiamo discutendo se tornarci oppure no visto quel che è successo. Il gruppo in sé non nasce per vendere i prodotti insieme, bisogna lavorare anche su se stessi. C’è tutto un lavoro dietro da fare perché se noi vendiamo ad un gas e prendono 10 succhi da Rivalta e solo 2 dell’altro, si creano delle situazioni di scontento e non si capisce perché succeda e come gestirla. Si è avuta l’idea di unire tutte le farine, di coloro che le producono, e fare un prodotto da forno tipico (Brazadel) e però si crea il problema di chi lo fa poi perché non c’è solo Cappelletti c’è anche qualcun altro che panifica. Quindi alla fine ha iniziato Cappelletti ma poi non ci stava dietro e quindi è montato su un altro. Insomma, proviamo a fare dei prodotti che siano frutto dei campi di

Proposta per il GAS: si dà il listino al GAS di quello che c’è in quel momento, sostanzialmente da un magazzino comune, e ciascuno decide cosa vuole. L’ordine viene raccolto, trasmesso all’agrioasi che raccoglie i prodotti e poi si decide se ritiriamo noi o se ce lo portano loro. Marco alla fine sottolinea che chi sta nell’agrioasi ci sta perché aderisce al progetto: “non l’abbiamo fatto per vendere ma perché ci crediamo. Vendere insieme può significare sostentarsi di più e sostenere il progetto”. Nel gruppo ci sono tante realtà come Drei, Rosetti ecc, perché per loro è importante che ci sia la biodiversità. Infatti Paolo rileva che sarebbe bello anche conoscere più realtà oltre a Rivalta tra quelle appartenenti all’agrioasi. Davide propone anche la gita. Daniela dice che potrebbero anche venire di volta in volta alla plenaria e vendere direttamente in quell’occasione.

Acquacheta dice che allora sarebbe bello che anche i produttori entrassero nel gas direttamente. Romeo gli dà manforte dicendo che ci vuole il fornitore che sia anche gasista insomma.

Romeo parla dell’esperienza di Luca Pala e del meccanismo che si è messo in moto “la ciurma” per salvare questa realtà. E in quell’esempio c’è la compenetrazione tra produttore e gas perché ci si capisce.

Claudia sottolinea che deve essere reciproco se il produttore deve trovare il tempo di venire al gas e il gas deve trovare il tempo di andare dal produttore.

Romeo conferma: “noi dobbiamo capire le vostre priorità e necessità e voi le nostre”.

Marco: quel che dici è molto bello e anche per noi è successo così, soprattutto con l’alluvione ci siamo uniti e ci siamo aiutati. Stiamo salvando due grani antichi, due grani teneri romagnoli: Bianchetta e Calbigia. C’è chi ne ha preso 1 kilo, chi 5 e vengono dei piccoli campettini e ci siamo posti il quesito di come fare poi per mietere e ci hanno proposto una mietilega, un attrezzo antico, che permetterebbe di falciare e legare i covoni e poi li metteremmo tutti assieme nell’aia dove può venire la trebbia. Stiamo cercando anche di aiutare una ragazza che con l’alluvione ha avuto il campo di zafferano tutto sommerso e vorrebbe prendere un ape car farla tutta gialla per poi fare i mercatini e noi vorremmo aiutarla in questo progetto. Stiamo anche facendo autoformazione: siamo andati al Noceto di Vittorio e ne abbiamo fatta una sull’omeopatia nella coltivazione biologica. In aprile andiamo da De Lorenzi a studiare la tecnica del siccagno: tecnico di aridocultura vista la scarsità oramai di acqua. In maggio andiamo da Claudia che farà formazione su come lavorare la terra col cavallo. Ognuno di noi è esperto in qualcosa e si diffonde questa conoscenza.

Ultima cosa che ultimamente ci ha un po’ attratto ma può essere rischiosa per il gruppo è il fatto che è uscita la legge regionale sulla creazione dei biodistretti e stiamo pensando se possa essere una strada interessante da percorrere. Ma bisogna trovare almeno 30 produttori in un territorio dove ci siano almeno 5 comuni con almeno il 20% di superficie a biologico. Forlì sarebbe tagliata fuori se non si attaccasse a qualche comune montano perché devono essere contigui. Ma anche lì sembra facile ma ci sono molti aspetti da considerare. Vedremo…per ora quel che ci tiene insieme è l’agrobiodiversità.

CARTA IGIENICA (e qui ritorna il supremo Romeo a verbalizzare, grazie)

Daniela e Pietro hanno provato la carta igienica Gastona. Acquistata singola costa 19,90 euro per 24 rotoli, ma se si fa un acquisto di GAS si può ottenere uno sconto. La carta è fatta di bambù e viene fornita in scatoloni di cartone da 24 rotoli, senza plastica. Facciamo un ordine di prova sul blog. Per poter ottenere uno sconto bisogna raggiungere 20-30 scatoloni almeno.

Azienda Pala

Pastore Pala pesarese di origini sarde. Nel 2000 si è messo in proprio e ha fatto mega laboratorio ecc. per avere la sovvenzione. Però non è riuscito a stare nei parametri richiesti dalla regione e quindi ha perso la sovvenzione. Ma intanto si era indebitato e quindi si è trovato in grossi problemi finanziari con due mutui da 300.000. Nel 2012 è venuto il nevone e sono crollate le stalle e ha perso strutture e animali. Anche per il nevone c’erano i contributi della regione, si re-indebita ma perde di nuovo le sovvenzioni regionali. Vedi resoconto sul blog. A quel punto le banche hanno cominciato a esigere. Pala ha dato tutto in mano al giudice con la legge “salva-suicidi”.

Cominciano le aste ecc. con susseguenti ribassi. Adesso il costo dell’asta dell’intera azienda è sceso a 220.000 euro. Il GAS di Pesaro ha fatto una APS e ha proposto al giudice di acquistare l’azienda al costo di 220.000 euro per poter finanziare l’azienda di Pala. I soldi li prende in prestito dai soci e da altre fonti, forse e banche ecc. La APS vuole riscattare l’azienda e fare un comodato d’uso a Pala e poi gli vende l’azienda. Prima del nevone, comunque Pala riusciva a pagare 70-80.000 euro di mutuo, quindi dovrebbe riuscire a riprendere l’azienda in pochi anni. La APS dal canto suo riuscirà a rifondere i suoi debiti. L’azienda ha 75 ettari e ha 70 capi ovini e 20 bovini. Per il GAS Romeo propone di partecipare a questa APS Ciurma. Ognuno dà quello che vuole. Si discute se partecipare a questo finanziamento di questa azienda e di questa APS. Il progetto sembra interessante, ma Daniela ci vede troppi unicorni e fiorellini, Davide concorda. Il concetto proposto da Romeo è che questo è un sistema in cui un gruppo di gasisti insieme a un produttore si possono mettere insieme e contrastare un sistema che tra speculatori, banche ecc. tendono a spolpare gli individui.

5 risposte su “RESOCONTO PLENARIA DEL 22.03.24”

Grazie Alice, grazie veramente!
Allora una precisazione, il verbale dopo che te ne sei andata lo ha continuato Davide e su Luca Pala consiglio caldamente la lettura del resoconto che avevo pubblicato che è certamente più esaustivo. Lo so, richiede tempo ma la vita ce ne dona tanto e si tratta di decidere solo come destinarlo e le cse a cui dare importanza.
https://www.ingasati.net/2024/03/10/luca-pala-e-la-sua-azienda-un-salvataggio-possibile/

Su altro commento alcune mie considerazioni.

Saluti radiosi

Penso che dovremo mettere a fronte di ogni argomento dell’ordine del giorno il tempo di trattazione e il “domatore” della serata dovrà cadenziare i tempi perchè argomenti importanti per il gas alla fine non riescono ad essere trattati.

Ho molto pensato dopo venerdì, specie della parte mangereccia, e sono arrivato alla conclusione che, probabilmente, abbiamo un pò rivisto il significato della S di Solidale e sarebbe il caso di ragionarci, semprechè on sia solo una mia impressione.
Dovevamo trattare con Davide una questione sull’ordine degli agrumi e dobbiamo calendarizzarla sicuramente per la prossima plenaria.
Anche la questione Macrolibrarsi e convenzione merita una discussione ed una decisione.

Sono troppo prolifico di articoli sul blog? Mi è stato segnalato di si e in special modo di farne poco riconducibili al GAS. Mi taccerò per un pò fermandomi a riflettere perchè forse c’è del vero in questo e anche perchè forse non sono più adatto ai tempi ed alle esigenze degli inGASati che, come ogni organismo, evolvono.
Ora, con la bella stagione per fortuna posso sfogare nella raccolta rifiuti la mia S (stasera abbiamo portato in discarica quanto raccolto da 2 squadrea sabato scorso … a proposito, grazie a Eli e Gesuino e alla meravigliosa Rumi per averci raggiunto ed aiutato!!!!); infonderò nel mio orto e nella natura il resto delle energie, anche per risparmiare qualche Acquisto.
Ripongo una estrema fiducia in voi, ragazzi e ragazze e sono a disposizione per aiutare come sempre dando del mio meglio ma con i troppi limiti che mi porto dietro.

Saluti radiosi

Grazie per il resoconto, penso che quello che emerge più chiaro è il bisogno di relazioni tra Gasisti e produttori in modo da far nascere collaborazioni mirate, più sentite e più partecipate.
Maurizio

Grazie del verbale Alice e Davide. Il tema delle agri-oasi è molto interessante e sicuramente futuristico, perchè quella della policoltura, dell’ecosistema agricolo complesso, che comprende anche specie selvatiche, è una direzione comune a tante affascinanti pratiche agricole rispettose e antiche ma anche innovative, che vanno oltre il biologico, come il biodinamico, la bioenergetica, la permacultura, la food forest.. Concordo con chi mi ha preceduto sull’opportunità di individuare sinergie anche tra le persone, tra i soggetti economici, stando sempre attenti, direi sorvegliando, sul fatto che queste relazioni si mantengano sempre equilibrate, bilanciate e aperte a contaminazioni positive. Termino con una breve riflessione sul nostro Romeo, un vulcano in piena attività. Ora, guardiamo alle fonti rinnovabili di energia o meglio alle macchine che ci consentano di catturare e convertire le energie c.d. rinnovabili: cosa fanno? Catturano e convertono una fonte di energia discontinua, aleatoria, talvolta eccessivamente forte. Così anche noi dovremmo trovare il modo di attingere all’energia del vulcano: incanalarla, valorizzarla, sfruttarla, farci ispirare, ma senza soffocarla..

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