Milk Maps, la mappa dei distributori del latte crudo in Italia

Fino ad oggi chiunque cercasse latte crudo venduto in distributori automatici aveva serie difficolta a reperire dove fosse (se esisteva) il distributore vicino a casa proprio ed ecco che la risposta arriva da internet si chiama Milk Maps è un sito appena comparso in rete con lo scopo di diffondere sostenere ed essere di riferimento per chi vuole latte crudo fresco alla spina.
Nata da un idea di una “ragazzo” di Massa Lombarda componente tra i più attivi del meet-up bolognese di Beppe Grillo in questo sito si può trovare l’ubicazione di qualsiasi distributore di latte alla spina oltre che a una descrizione di cosa sia questo fenomeno il netta crescita.
Il sito si avvale di una mappa generata grazie a Google Mappe fruttando le immagini satellitari si può “navigare” e “zommare”  molto bella di questa idea è quella di chiedere a chiunque un aiuto si può infatti segnalare un distributore e si possono lasciare anche testimonianze personali che vengono raccolte in un’apposita pagina.

Immancabile il distributore più vicino a noi quello dell’Azienda Agricola Zanetti e Moschini che il gruppo degli InGASati in qualche modo “sponsorizza”.
La distribuzione del latte fatta con i distributori automatici è aderente a molti principi che un gruppo d’acquista solidale dovrebbe sposare infatti molto probabilmente il latte per ovvi motivi logistici e di gestione arriva da aziende vicine al distributore stesso (e quindi da apprezzare lo sviluppo di economie locali) e un altro vantaggio a noi molto caro è quello della diminuzione dei rifiuti generati visto che in questo modo sparisce la necessita di confezioni usa e getta preferendo contenitori riutilizzabili più e più volte.
Sicuramente ci sono anche altri ottimi motivi per preferire il latte crudo rispetto al latte imprigionato nel tetrapak dei supermercati, ma potreste voi scriverli qua sotto in un bel commentino e sempre chiedendo la vostra collaborazione se conoscete un distributore automatico di latte che nella mappa di milk maps non c’è potreste segnalarlo voi stesso compilando l’apposito spazio che trovate nel sito.

 

52 risposte su “Milk Maps, la mappa dei distributori del latte crudo in Italia”

i vantaggi sono notevoli in fatti salute: alta digeribilità e tollerabilità ( anche per chi è di solito intollerante al latte del supermercat), ricchezza maggiore in principi nutritivi: la non pastorizzazione non distrugge i fermenti lattici, non altera la struttura tridimensioanle delle proteine ( da cui dipende la loro funzione biologica). nel latte crudo sono presenti anche fattori immunitari, ormoni della crescita, fattori di sviluppo cellulari che verrebbero tutti uccisi con la pastorizzazione
non mi sembra poco.
ciao

Pensandoci visto che il giro con la macchina elettrica dovrebbe fare tappa a forlimpopoli, non sarebbe male inserire anche il latte alla spina nelle consegne…
Ci si può provare che ne dite?

Presto Zanetti aprirà il distributore in piazzale Kennedy. più facile per la logistica.
La pastorizzazione è nata perchè i pregi (sanità del latte in caso di problemi) superano di gran lunga i difetti. A me piace il latte alla spina perchè riduce i rifiuti. Non per questioni sanitarie.

Scusa Luca ma dire che la pastorizzazzione è nata perchè i pregi superano i difetti è una affermazione superficiale ed errata.
Le stalle sono controllate dall’USL per la brucellosi e la tubercolosi che sono le uniche due zoonosi che possono passare col latte, una volta che le stalle sono free da queste patologie, ossia tutte, non c’è bisogno di pastorizzare.
Il latte pastorizzato è “morto” ossia non ha più i fermenti vivi, per questo un latte pastorizzato conserva lo stesso sapore e lo stesso colore dopo che è abbondantemente scaduto e questo è pericoloso.
Il latte vero se passano tre giorni caglia e puzza e se uno lo beve, il cagotto se lo cerca.
Stessa cosa per i formaggi.
Il latte delle macchinette deve, per legge, avere una carica batterica ed il numero di cellule inferiore a delle quote stabilite
Determinati tipi di latte pastorizzati, scremati, microfiltrati ecc, sono cosi distanti biochimicamente dal prodotto originale che non devono più essere chiamati latte, ma bevanda al sapore di latte.
Vai tranquillo anche sanitariamente è meglio.
Pietro

L’aggettivo “superficiale” dell’intervento sopra rende opportuna qualche parola in più.
1) La pastorizzazione sta alla sanità del latte come un parapetto sta ad un terrazzo. Se non c’è non è detto per forza he tu cada. Se mettiun piede in fallo, lui ti salva. Nel caso in cui il produttore faccia tutto bene il latte non dà problemi. Nel caso in cui nlla produzione ci siano problemi, la cosa cambia.
2) E’ un fatto assodato che le analisi periodiche riducono senza dubbio i rischi, pur non eliminandoli. Risultano inefficaci, per esempio, nel caso in cui l’espansione delle infezioni sia molto rapida. Per dare un’idea di quanto una infezione possa diffondersi in modo rapido può essere citato il caso ripreso in chiave comica dall’ “aereo più pazzo del mondo”. Un cuoco con un taglio infetto su una mano preparò i pasti per tutto l’equipaggio di un aereo. Bastò il tempo del viaggio per aumentare la carica batterica a livelli tali che i piloti stettero così male da perdere conoscenza. Fu un passeggerocon esperienze di pilotaggio a fare aterrare l’aereo. Da allora ciascun pilota mangia pasti preparati da cuochi diversi.
3) Esiste una ben più alta serie di microrganismi patogeni che può essere trasferita dal latte crudo al consumatore rispetto alle zoonosi. Non ho trovato report epidemiologici italiani circa la loro reale azione legata al latte. Dando una occhiata a quelli statunitensi, il Center for Disease Control indica che “From 1998 to 2005, the CDC identified 45 outbreaks of foodborne illness attributed to unpasteurized milk or cheese. The outbreaks accounted for 1007 illnesses, 104 hospitalizations and two deaths, but a CDC report said the actual number of illnesses was probably higher because not all cases of food illness are reported.”
4) Non trovo in questo momento dati sulla quantità di batteri probiotici (cioè che “fanno bene all’organismo umano”) contenuti nel latte rispetto a qualunque prodotto fermentato (youghurt, formaggi, salame). A noso ritengo tuttavia siamo in rapporto 1 a 1000. Vale a dire che per assumere lo stesso numero di microrganismi probiotici contenuti in un litro di latte crudo ti basta un cucchiaino di yougurt o un paio di fette di salame.
5) Tanto per citarti: l’affermazione che il latte pastorizzato è morto è “superficiale ed erata”.
Ti confondi, e ci sarebbe da ridire anche su quello, con il latte sterilizzato. Per convincertene non serve tanto: lascia il latte pastorizzato fuori dal frigo per alcuni giorni. Un’latra prova che puoi fare è prepare lo yougurt aggiungendo i fermenti che compri in farmacia a latte pastorizzato da una parte e sterilizzato dall’altra: perchè il primo ha l’acidità tipica dell’acido acetico ed è leggermente più frizzante.
6) Il Campus di Scienze degli Alimenti di Cesena ha una biblioteca bellissima accessibile a tutti in modo gratuito. Permtte l’accasso a meravigliose riviste on line che offrono l’opportunità di approfondire questi argomnti in modo ben più serio di quanto fatto da me ora.
Un caro abraccio. Luca

secondo me il punto è un altro:
se posso bere un latte che alimenta una economia locale e che è enormemente più salutare di un latte del supermercato perchè non berlo?

@luca laghi: hai mai bevuto il latte crudo? almeno provalo. ti garantisco che ne vale la pena. poi, dopo averlo provato, unendo la tua esperienza personale agli studi che troverai ci darai un parere. ciao

Si’, mi rifornisco abitualmente di latte crudo a Cesena e lo faccio perche’ mi permette di produrre meno rifiuti. Cio’ che hai detto relativamente agli aspetti salutistici non corrisponde alla realta’. Purtroppo senza una adeguata motivazione punto per punto, una affermazione del genere suona cafona, e mi dispiace molto. Purtroppo sono al lavoro e non posso dilungarmi piu’ di tanto.

va bene ok sono un cafone
scusa per l’intervento. ho capito che non ne vale la pena. non ti rispondo a tono perchè non mi va di degenerare. ma prima di dare dei nomi in giro aziona il cervello. abbastanza chiaro????
mi spiace condividere progetti con un soggetto della tua risma

Attenzione: hai travisato, senz’altro per colpa mia, il senso delle mie parole. Intendevo affermare che dirti che le tue affermazioni sono sbagliate e poi non spiegare dettagliatamente perchè lo sono è un gesto cafone da parte MIA. Non mi sono mai permesso, nè mi permetterò mai di usare aggettivi del genere nei confronti di chiunque. Pace fatta?

Mizzega che discussione che ne è venuta fuori.
La valanga di dati che hai dato Luca, la conosco bene, faccio il veterinario di vacche da latte da circa 20 anni.
In sostanza quello che dici si riassume in una frase ossia sia il latte pastorizzato che quello sterile (forse intendi l’UHT ?) hanno bisogno dei fermenti che compri in farmacia per diventare yogurt.
Anche per fare il formaggio con un latte pastorizzato bisogna riimmettere i fermenti lattici vivi perchè possa cagliare, quindi dopo la pastorizzazzione il latte è purtroppo morto.
abbracci
Pietro

Ti rispondo nella pausa pranzo e chiedo scusa anche a te per la brevità.
Divido la risposta in due parti, la prima dedicata alla produzione del formaggio, la seconda all’aggettivo “morto”:
1) Per dare una mano a chi legge e magari non sa come si faccia il formaggio chiarisco che la stragrande maggioranza dei formaggi caglia grazie all’aggiunta del caglio (un enzima estratto dal rumine dei vitelli) senza l’intervento di alcun microgranismo. Ecco perchè col latte sterilizzato (mediante metodo UHT) si possono faredei buoni formaggi non fermentati (ad esempio il raviggiolo). I microrganismi entrano in gioco quando si vogliano conferire un gusto e una consistenza particolari al formaggio o quando si voglia aumentare il tempo di conservazione. Tra quelli spontanamente presenti nel latte crudo e n’è una quantità troppo alta di negativi, vuoi perchè non sono acidificanti, vuoi perchè producono sostanze cattivissime (alcune delle quali dal nome simpatico di putrescina e cadaverina). Ecco perchè la prima cosa che fanno solitamente i produttori della stragrande maggioranza di formaggi (compresi quelli superartigianali che fanno formaggi nelle malghe alpine) la prima cosa che fanno è ammazzare l’ammazzabile con una bella bollita al latte, seguita dall’aggiunta di batteri lattici (autoprodotti, ma ben più spesso acquistati liofilizzati o in soluzioni concentrate). Quando quest’estate ho chiesto alla proprietaria di un microcaseificio realizzato in una baita alpina se il latte che usava fosse sterilizzato. Lei si è indignata. Mi ha detto:”Noi usiamo solo latte crudo perchè è l’unico vivo|”. Quando le ho chiesto come procedesse nella caseificazioe mi ha risposto :”Innanzitutto lo fai bollire per 20 minuti …”. Lì è scattata la Standing Ovation!!
2) Due tue risposte ruotano attorno all’aggettivo morto applicato agli alimenti. Io ho capito che tu ti riferisca alla presenza o assenza i microrganismi, e non alla presenza di “principi vitali” come quelli tirati in ballo da varie credenza esoteriche. Di conseguenza ti rispondo che il fatto che un cibo sia microbiologicamente sterile non è di per sé negativo. Un sacco di cibi che mangiamo è praticamente sterile. Inoltre dal lisozima della saliva giù giù fino al pH dello stomaco, tutto nel nostro organismo sembra tendere allo stesso risultato, e ci riesce a meno di cariche batteriche esagerate come nel caso dello yougurt o dei cibi pesantemente contaminati. Quindi se pastorizzare il latte significa perdere quei pochi microrganismi positivi per il fisico e contemporaneamente quei tanti che compromettono il gusto o quegli eventuali che causano infezioni di varia gravità, evviva la pastorizzazione. Inoltre, ma credo di averlo già detto in un intervento precedente, gli stessi microrganismi positivi presenti in un litro di latte te li mangi con gli strainteressi con un ventesimo di cucchiaino di yougurt, o un decimo di una fetta di salame (fermentata pure lei).

Caro Luca, due domande:
come mai in un latte pastorizzato o uht devi riaggiungere i fermenti ossia dei batteri prima di mettere il caglio altrimenti non caglia o caglia piano e male?
Sei sicuro che quando la signora diceva che faceva bollire il latte 20 minuti non si riferisse al fatto che per fare la cagliata e quindi il formaggio il latte lo devi scaldare perchè difficilmente si fa un formaggio a freddo?

Qualche riflessione:
La putrescina e la cadaverina si sviluppano nelle carni che vanno in putrefazione, nel latte non ne ho mai sentito parlare ne all’Università nè nella mia decennale esperienza lavorativa, fammi sapere dove hai trovato tali dati.
Il raviggiolo è la prima cagliata che si fa addirittura in stalla alla temperatura della mammella, il latte non viene certo pastorizzato.
Quando dico morto oltre alla mancanza batterica e quindi alla sua stasi biochimica mi riferisco proprio al concetto di energia vitale non è solo un concetto esoterico ma un fattore fondamentale da considerare sia nella scelta di un cibo che nell’anamnesi di un caso clinico.
Mischiare poi alimenti diversi come il latte crudo (prodotto primario fresco) lo yogurt (prodotto lavorato) ed il salame (prodotto speziato e stagionato) per cercare di avallare la tecnica della pastorizzazzione, abbi pazienza ma faccio un pò fatica.
Siamo credo l’unico stato Europeo in cui la Medicina Veterinaria sia sotto il Ministero della Salute e non sotto quello dell’Agricoltura, questo fa si che i colleghi delle Asl abbiano fissato controlli sia sugli animali che sul latte estremamente rigidi e su questo te lo posso garantire.
Non è necessario pastorizzare il latte se la stalla è Tubercolosi e Brucellosi free e se la carica batterica e le cellule (leucociti) sono a norma, ossia il latte crudo entro determinate caratteristiche è genuino.
Io non sono qui comunque per insegnare niente a nessuno ne per fare polemica, ma per cercare di compartire la mia esperienza e magari stimolare delle riflessioni.
Data l’esperienza fatta sul campo come medico veterinario ti dico ed affermo che dobbiamo stare attenti all’eccessivo meccanicismo che si da sia agli alimenti che alla vita stessa.
Il fatto che la sterilità di un cibo sia un aspetto positivo a mio modesto avviso è una “bestemmia”, non te la prendere, non lo dico contro di te, lo dico in generale, è una “bestemmia”.
Quando tu affermi “Quindi se pastorizzare il latte significa perdere quei pochi microrganismi positivi per il fisico e contemporaneamente quei tanti che compromettono il gusto o quegli eventuali che causano infezioni di varia gravità, evviva la pastorizzazione.” non sono assolutamente daccordo con te, non è assolutamente vero che nel latte crudo ci siano pochi microrganismi positivi e tanti negativi e comunque siamo sempre in una sfera limitata e meccanicistica del cibo.
un abbraccio
Pietro

pietro sai che ti dico? sono sulla tua stessa lunghezza d’onda ( oddio, ho usato un termine new-age:-))))))
purtroppo il meccanicismo alla piero angela ( e odifreddi,e hack, e pollidoro, e tutto il cicap, ad esempio) ha ucciso una visione completa delle cose. se poi parli di energia vitale passi per un new age ed un esoterico-non so che cosa.
ma per te che ti occupi delle malattie negli animali, e per me che mi occupo delle malattie negli uomini ( sono medico ) l’ energia vitale è un concetto ben chiaro e visibile in ogni nostra pratica quotidiana. per gli altri un concetto da scoppiati. perchè così ha detto piero angela.sic!!!! avanti così!!!!!!!!!!!

Miseria che confronto tra grandi … io mi faccio piccolo.
Penso che unire a confronto persone così sia stato un risultato tutto inGASato …

Per il resto io ho provato a bollire dell’acqua e raffreddarla e berla ed il sapore è cambiato. Sono sicuro che diversi batteri siano morti ma probabilmente anche alcuni microelementi utili hanno fatto la stessa cosa.
Sono convinto che sia un discorso di benefici … probabilmente in Africa non ci si può permettere di non bollire acqua e, forse, anche latte ma quì da noi si … perchè quindi doverlo fare quando ci si può risparmiare quell’energia necessaria?
Per una ulteriore sicurezza? allora perchè non chiudersi in una bella campana di vetro sterile e vivere la vita lì … sarebbe sicura ma dove metti il piacere della vita stessa? Anche solo il piacere di confrontarci ticchettando su una tastiera che avrà (la mia almeno) 8 miliardi di batteri per tasto 🙂

Forza ragazzi, state facendo una grande operazione di INFORMAZIONE a 360 gradi

Saluti radiosi

Cari amici,
grazie innanzitutto a Luca, Matteo e Romeo per stimolare questo confronto aperto e sincero.
Come dice Romeo, a seconda delle condizioni(Africa ecc.)bisogna agire con coscienza e cognizione ma l’effetto campana di vetro è effettivamente un grosso problema, non possiamo metterci al riparo in una camera iperbarica, è contro natura.
Pensare di risolvere (scusate la divagazione) il problema del caldo comprando un condizionatore che raffredda la casa ma consuma energia quando non c’è bisogno e immette calore fuori casa è un cammino che non porta a niente anzi peggiora le cose.
In questi giorni, per il problema della zanzara tigre (sta bene al caldo) stiamo riempiendo il nostro verde cittadino di larvicidi ed insetticidi senza fermarci a riflettere un pò sul perchè abbiamo la zanzara e su come si potrebbe fermarla senza usare prodotti chimici che, viste le esperienze passate di farmaco resistenza sviluppata dai patogeni facenti parte delle famiglie dei batteri, funghi, acari, pidocchi ecc che, ricordo, sono anche fantastici pulitori, il top della nettezza urbana sostenibile.
Ho divagato brevemente su questi due temi per riflettere insieme sul fatto che la paura che abbiamo del nostro intorno (batteri nel latte, virus, zanzare, extracomunitari ecc) blocchi la nostra capacità di pensare, conoscere, studiare, approfondire ed agire affidandoci a corto termine al dio tecnologia che con una spruzzata di piretroidi risolve il problema.
Personalmente ritengo che una spruzzata di veleno o una sterilizzata in un caso iperacuto in cui le persone, animali e piante possano morire o ammalarsi gravemente possa avere un senso.
Perseverare però con la stessa tecnologia per lunghi periodi, date le esperienze che abbiamo intorno tutti i giorni, ritengo sia molto pericoloso.
saluti
Pietro

Durante la mia assenza per lavoro sono stati fatti molti commenti mettendo molta carne al fuoco. Le mie osservazioni sono purtroppo e inevitabilmente solo su alcuni degli aspetti toccati.
I botta e risposta tra me e Pietro hanno messo in luce due modi quasi agli antipodi di vedere un alimento. Ciascuno ha descritto quello dell’altro usando termini negativi, io ho definito “esoterico” quello che non sapevo essere suo, lui ha definito il mio “mecanicistico”. In realtà la negatività dei rispettivi appellativi è non è dovuta in nessuno dei due casi a disprezzo delle visione altrui, ma semplicemente alla ristrettezza di vocabolario. Pietro ha ben capito questa sfumatura, ed ha usato molte parole, che ho davvero apprezzato, che facessero capire la sua volontà di non offendere. Io sono stato, come al solito, più caprone, mannaggia me, e ne chiedo scusa a posteriori.
Putrescina: ho immaginato la produzione di putrescina da parte dei microrganismi degradativi del latte semplicemente immaginando che le reazioni putrefattive che avvengono in questo alimento non siano tanto diverse da quelle della carne. In fondo il latte ha una composizione macroscopica simile alla carne, e i microrganismi sono pure simili. Una rapida ricerca su scholar.google.com con le parole putrescin e milk sembrano confermare la mia supposizione.
I latti pastorizzati o UHT non cagliano o cagliano male: una semplice prova in casa con latte a 38gradi e una cucchiaiata di caglio acquistata in farmacia permette con facilità di dimostrare il contrario. Poichè la cagliata si forma per coagulo delle micelle di caseina, che si avvicinano l’una all’altra per gravità, ad avere un ruolo negativo nella coagulazione è l’omogeniezzazione, che spezzetta le micelle originarie in micelle più piccole, che rimangono meglio in sospensione opponendosi alla forza di gravità.
La vitalità di un alimento: la vitalità di un alimento è un concetto che non capisco. Per piacere, leggete questa mia frase in senso letterale. Non lo capisco vuol dire semplicemente che i miei neuroni non riescono a farsene una ragione, non che denigro tutti quelli che sono convinti esista. Non capisco se sia in relazione con il numero di microrganismi vivi che esistono all’interno dell’alimento; se a parità di numero, il tipo di microrganismo conti qualche cosa; se sia una caratteristica che possa essere posseduta in diversa misura così che io possa affermare:” Il latte X ha il doppio di vitalità del latte Y”. Non capisco quali siano i trattamenti tecnologici che la annientano. Fino a quale temperatura posso scaldare un latte senza intaccarla? E’ ridotta dalla esposizione alla luce. Se filtro un latte, fino a che finezza dei filtri la vitalità passa.
Pongo queste domande perchè sarebbero alcune di quelle che, lecitamente, un interlocutore potrebbe pormi nel caso io affermassi di avere scoperto una nuova caratteristica.
Nel momento in cui espongo ciò che penso sulla salubrità degli alimenti immagino sempre di avere come interlocutore una delle 104 persone finite in ospedale (o i due morti) a causa del consumo di latte non pastorizzato delle quali ho parlato in uno degli interventi sopra. La sterilità di un alimento in se per se non è affatto un elemento positivo, sono perfettamente d’accordo. E’ però necessario assicurare al consumatore la assoluta certezza di non essere tra quei 106 poveracci. A tal fine la pastorizzazione può essere resa superflua da una serie di elementi: i controlli che, ti do di nuovo ragione, sono tra i più stringenti del mondo; un latte inquinato da patogeni è di solito anche inquinato da microrganismi putrefattivi che rendono il latte disgustoso; se la catena del freddo è mantenuta corretamente lo sviluppo di patogeni (listeria, vado a memoria, esclusa) è ridotto entro le prime 24 ore. In tutti gli altri casi, per esempio chi non possa far altro che consumare latte dopo le 24 ore dalla mungitura, i soggetti deboli per cui una cagarella può essere letale etc… la rimozione della pastorizzazione è quantomeno opinabile.
La visione d’insieme: non prendete sottogamba chi cerca di trovare eventuali meccanismi che regolano un qualunque fenomeno complesso. Queste persone sembrano di solito non avere anche una visione d’insieme. Di solito in realtà ce l’hanno molto sviluppata, resa tale dall’arguzia sviluppata proprio grazie alla ricerca dei meccanismi. Con questo non ho la minima idea di che cosa voglio dire. Ecco perchè la pianto qui e vi saluto.

Caro Luca,
credo che questa conversazione non stia dando i risultati dovuti, a parte i punti di vista sul cibo e sulle sue qualità, quando citi le 104 persone o addirittura i due morti per latte non pastorizzato credo che tu debba specificare meglio la cosa ossia, dove, come, quando, in che condizioni, in quanto tempo ecc.
Credi che l’Asl dia i permessi se in passato fossero successe cose del genere ?
Mi permetto di suggerirti di specificare bene i tuoi dati perchè bisogna stare attenti agli allarmismi, chi produce il latte è una famiglia per bene che deve essere ringraziata per quello che fa e prima di parlare di putrescina e cadaveri quando si parla di un alimento che ci dà la vita bisogna rifletterci bene, a mio umile parere.
Personalmente continuerò a bere il latte cosi finchè ci sono le condizioni idonee, se qualcuno lo vuole bollire, lo faccia.
Pietro

A mio giudizio, a contrario, gli interventi in questa conversazione stanno dando una serie di buoni risultati, purchè venga letto ciò che c’è scritto e non ciò che non c’è scritto. I dati che ho riportato non sono miei, bensì della Food and Drug Administration. Questa afferma quanto ho riportato per mostrare che il latte crudo è “potenzialmente” pericoloso , un pò come un terrazzo senza parapetto, e va preso sì, ma con le molle. La loro frase testuale è
“Raw milk potentially contains a wide variety of harmful bacteria – including Salmonella, E. coli O157:H7, Listeria, Campylobacter and Brucella – that may cause illness and possibly death.”
Le mie non sono frasi volte a creare allarmismo, ma a descrivere la realtà per quel che è, mi piaccia o non mi piaccia. Se poi la realtà mi fa paura, questo è un problema mio, non della realtà.
Il contenuto in putrescina e cadaverina è di nuovo una realtà. Non te la devi prendere con me, ma con i microrganismi che la producono. Mi spiace che non seguano la tua volontà, ma sanno essere cocciuti quando ci si mettono.
Le famiglie che producono latte sono famiglie per bene. Sì, naturalmente. Ma che nesso c’è col fatto che i microrganismi hanno la loro fisiologia non lo capisco.
Tu dici che quando si parla di un alimento che ci dà la vita bisogna rifletterci bene. Sono perfettamente d’accordo. Non ho fatto altro fin dall’inizio, basandomi sulle informazioni oggettive, e non legate ai sentimenti, delle quali sono a disposizione.
Io mi rendo conto benissimo che la realtà esiste indipendente dal fatto che mi piaccia e che io sia o meno in grado di vederla. Spero sempre di essere sufficientemente umile di fronte ad essa.
Un caro abbraccio e un sincero ringraziamento a te, Pietro, per l’onesto scambio di opinioni.

Whow….
Anche secondo me la conversazione ha dato dei risultati significativi e vi ringrazio per la voglia che avete avuto di contribuire.
Personalmente (e sono solo un utente con due figli di 6 e 10 anni) ho trovato quello che cercavo, cioé la “descrizione della realtà per quel che è, mi piaccia o non mi piaccia. Se poi la realtà mi fa paura, questo è un problema mio, non della realtà”
Ora dovrò farmi un bell’esame di coscienza e decidere se ritengo meglio per i miei figli, per la loro educazione, uscire ancora una volta dalla campana di vetro che tutti i giorni questa società cerca di metterci addosso e far provare loro l’ebrezza della vita senza filtri, prendendosi qualche rischio “calcolabile”.
Grazie, davvero.

Giorgio

Bene bene,
Alla fine vi ringrazio anch’io.

Faccio notare che pur con motivazioni diverse (Luca la riduzione dei rifiuti mentre Pietro l’esclusiva genuinità del prodotto) alla fine andiamo poi dalla stessa parte.
E’ una discussione frizzante e chiara, ce n’è per tutti i gusti ma alla fine chi avrà la pazienza di leggere come ha fatto il buon Giorgio penso avrà tutti gli elementi per farsi una propria opinione.

Per le energie sottili e le informazioni che chiedeva il buon Luca è difficile per me rispondere in un articoletto; è un argomento molto complesso che, per me che curo con l’omeopatia i miei figli, ancora oggi riveste un alone di mistero. Parlo dell’omeopatia perchè mi è più congeniale e perchè sono sicuro che se il buon Luca indossa il camice a lui più consono e si mette a fare delle analisi chimiche ad un rimedio omeopatico troverà un bel nulla se non la materia prima che compone il granulo (lattosio) o la sostanza idroalcolica. Il rimedio agisce su di un livello superiore che però provoca la reazione del corpo e la successiva guarigione quando scelto correttamente per la persona (e non solo per il sintomo). Sono stato testimone di guarigioni a volte considerabili “miracolose” ma anche di qualche flop come peraltro succede anche con i normali medicinali ed i rimedi omeopatici me li autoproduco proprio per avere la certezza della provenienza.

Ho chiamato un geobiologo (praticamente un rabdomante) a casa per “un’analisi energetica” della posizione del letto e dopo aver spostato il letto di 1 metro dal muro su sua richiesta mia moglie ha iniziato a riposare normalmente (prima aveva problemi e si svegliava + stanca di prima di andare a letto oltre che con un bel mal di testa che l’accompagnava tutto il giorno). Non temo passare per un idiota new age perchè io tendenzialmente sono scettico e per ricredermi di qualche convinzione ce ne vuole … sono tutte esperienze fatte sulla mia pelle e non sentite dire da qualche Yippi (non sò nemmeno se si scriva così…) incontrato in treno!!!

Se qualcuno ha dubbi posso mettere a disposizione qualche libro sull’argomento.

Adesso concludo per non andare troppo fuori tema con i miei immancabili saluti radiosi nella speranza che l’intelligenza fin quì espressa non porti nessuno a farsi idee di me che si vergognano ad esprimermi in prima persona!!!

Caro Luca,
il nesso con la famiglia che produce il latte è che determinate notizie lanciate senza una doverosa e puntuale spiegazione, possono generale degli allarmismi incontrollati ed incontrollabili tra la gente che non conosce a fondo il tema e rischiano di danneggiare chi produce, vedi mucca pazza, afta epizootica ed ultimamente l’aviaria.
Solo traducendo il titolo dell’articolo che tu porti ad esempio si dice testualmente che “may causes illnes and possible death” ossia un verbo condizionale che vorrebbe dire potrebbe e non che ha causato in maniera affermativa.
Quando si parla del “raw milk potentialy contains” siamo di nuovo nel campo del condizionale e non del certo.
Certamente se lasci il latte fresco 8 ore in macchina al sole in un parcheggio mentre vai al lavoro un cagotto te lo puoi anche beccare.
Io non me la prendo ne con te ne con i microorganismi in quanto non esistono a priori microorganismi mortali ma bensi terreni che favoriscono lo sviluppo di patogeni.
Quindi il problema non sono i patogeni ma la gestione del terreno di coltura.
Ti ricordo che prima di morire, Pasteur da qui viene fuori il nome pastorizzazzione, strenuo difensore del problema batterio cattivo disse :”il batterio non è niente il terreno è tutto”.
Chiaramente a molta gente è sfuggita l’ultima parte della vita di Pasteur.
abbracci
Pietro

Però registrate tutto e lunedì fate la trascrizione vero?
Potremmo accettare anche un lungo MP3…

:-))

Luca dice:
“Personalmente se MIA figlia, o mia moglie in gravidanza, si beccassero una listeriosi per una MIA scelta, non per una LORO scelta, ma per una MIA scelta, non credo riuscirei più a guardarle in faccia.”

Si, capisco bene cosa vuoi dire, è lo stesso problema che ha animato la ricerca che mi ha condotto qui (tappa finale), però ti invito a riflettere a tua volta che potrebbe essere una tua scelta anche mandare tua moglie in gravidanza al supermercato e lei potrebbe inciampare e cadere…
Oppure potresti decidere di portarli a fare una gita in barca a vela e una di loro potrebbe prendersi il boma in testa.
Oppure ancora potresti convincerle che una gita a cavallo nel parco d’Abruzzo è una figata irrinunciabile …
Oppure, infine, solo perché “simile” alla scelta del latte crudo, potresti portare tua moglie nell’anniversario del matrimonio, a mangiare al ristorante giapponese (io ne vado pazzo).

Percentuale di avvenimenti di questo tipo, probabilmente sotto’l’1% ma quando tua moglie o tua figlia potrebbe essere quell’1…

Alcuni incidenti sono più facili di altri da accettare ma rimangono sempre incidenti.
Quanto farci limitare le scelte di vita, anche banali, dalle possibilità di incidente, dipende da noi e solo da noi. Continuo a citarti perché mi è piaciuta molto:

“Se la realtà mi fa paura, questo è un problema mio, non della realtà”

E poi, scusa ma … qualche pezzetto dal listeriosi.php che hai linkato:
“…Sono stati segnalati casi di infezione ospedaliera…”
“Un’altra grave epidemia è avvenuta in Svizzera tra il 1983 e il 1987, ed ha causato 122 casi di listeriosi, con 34 decessi. Quest’ultima é stata associata al consumo di formaggio ‘Vacherin Mont d’Or'”
“Anche l’epidemia verificatasi in Francia nel 1992 é stata riconosciuta molti mesi prima che l’alimento principalmente coinvolto venisse identificato” (e qui mi piacerebbe proprio sapere di che alimento si tratta se addirittura non lo citano).
“Il germe è molto diffuso nell’ambiente e può ritrovarsi in tutti gli alimenti crudi.” (anche insalata, dico io, dato che all’inizio parlano di verdure)

Insomma… mi sembra che di “incidenti” ce ne possano essere anche senza il latte crudo!

Caro giorgio lo avrai detto scherzando ma li abbiamo già fatti dei podcast reperibili nel blog (incontro con i fornitori di detersivi e detergenti biodegradabili) vasta cercare un pò qua dentro

Uscendo un pò dal tema micro per entrare e coinvolgere un pò anche il macro pensate come siamo fortunati;
per quanto riguarda il latte di Forlimpopoli possiamo andare a vedere i campi dove viene tagliato il fieno, le vacche che lo producono, la famiglia che segue tutta la filiera fino al prodotto finale ed avere riguardi sulla catena del freddo ed i controlli eseguiti sul latte fino all'entrata nella tua personale bottiglia di vetro.
Sul distributore ci sono i numeri di telefono dell'azienda  per chi vuole saperene di più.
Questo è un altro dei vantaggi della filiera corta con diretto contatto col produttore, cosa che in un bel supermercato illuminato non sapremo mai.
Pietro

oggi a forlimp ho trovato zanetti e mi ha raccontato una brutta storia. il comune di forlì gli ha bocciato il progettino del distributore di latte crudo bio in pz kennedy sembra senza alcuna spiegazione.  ( lui ha speso circa 1000 euro per il progetto tecnico e burocrazie varie)
inoltre rumors del suo ambiente dicono che tra un pò i conad della zona si butteranno sul latte crudo fornendosi di un produttore di ancona. gatta ci cova. alessandro ronchi, tu che sei nel consiglio comnale ne puoi sapere di più?
vediamo di aiutare un produttore valido, gentile e abasso impatto ambientale con ogni mezzo.ciao

Che schifo…. se fosse vera una cosa del genere sarebbe un motivo in più per boicottare i supermercati forlivesi… alle vostre provvigioni pensa il GAS… Il latte crudo da Ancona???… per oggi mi sono già abbastanza indisposto… mi fermo qui…che è meglio..
Per fortuna che sono emigrato a Forlimpopoli!!!!

Intanto ringrazio Romeo per avermi segnalato la richiesta che è stata fatta qui: seguo i feed RSS ma i commenti ai siti possono sfuggirmi, quindi se avete domande da farmi scrivetemele attraverso il mio sito, altrimenti rischiate di non essere letti!

Per quanto riguarda il merito della richiesta, avrei bisogno di sapere quale autorizzazione ha chiesto Zanetti al Comune. Si tratta di uno spazio pubblico oppure privato? In Consiglio Comunale non abbiamo mai visto la richiesta, ma se si tratta di uno spazio pubblico vedo di capire dove e perché si è fermata.
Se si tratta di uno spazio privato, invece, non c'è nulla da fare, sono i proprietari a dover dare il loro consenso. In questo caso, però, si potrebbe fare la stessa richiesta dall'altra parte della strada, dove c'è il parcheggio che costeggia il Morgagni.

arriva una domanda da una visitatrice del sito:

Messaggio: ciao una domanda….il latte crudo è munto, filtrato, portato a t° di refrigerazione e poi distribuito….potresti dirmi la dimensione dei fori del filtro e cosa si elimina in questa prima fase di "setacciamento"?inoltre il sapore più forte rispeto al latte trattato a cosa è dovuto? grazie eli

Ciao Eli,
provo a risponderti senza avere sotto mano le specifiche tecniche delle macchine, ma solo ragionandoci su. I filtri ritengo abbiano lo scopo di trattenere i materiali macroscopici, tipo grumi di grasso o eventuali residui sulle mammelle, lasciando passare i microrganismi (per i quali sarebbe necessari filtri da 45 micron o meno) e, di conseguenza, anche proteine e altri soluti. Per quanto riguarda il gusto ti dico che qualunque trattamento termico fa evaporare, almeno in parte, alcune delle sostanze volatili responsabili di una parte del gusto. Inoltre il latte dei distributori è anche non omogeneizzato. La sostanza grassa, nella quale sono presenti molte delle molecole responsabili del gusto, tende pertanto a salire con più facilità in alto rendendo i primi sorsi
più gustosi.

Questo giornale non è accessibile direttamente da noi. Ci metterò alcuni giorni a procurarmelo. Ti farò sapere di sicuro. Luca

Al primo incidente che succederà (è solo questione di tempo) non sentiremo + parlare del latte crudo.
Vero che ci sono molti + controlli oggi, ma c’è ancora qualcuno che li elude..
una protezione in più non fa male; specie se ha già dimostrato la sua validità.

Appoggio molte iniziative dei meet up ma non questa

alessio: ma che stai a dì?
elude chi? zanetti?
protezione di che? per che cosa?

perchè non appoggi l’iniziativa? paura del contagio dell’antrace?

se può nascere una discussione, sviscera bene i tuoi dubbi.ciao

pero aver ripescato una vecchia discussione potrebbe essere un fatto positivo e confesso che non mi dispiacerebbe se gli inGASati avessero un ruolo attivissimo per promuovere un distributore di latte nel suolo comunale di Forlì

Ma qual è il problema? C’è qualche vincolo? O sono gli imprenditori che non puntano sulla nostra città?

Nel primo caso mi posso adoperare (fatemi sapere), nel secondo potremmo cercare di fare una raccolta firme tipo promessa di spesa, in modo da garantire un numero minimo di clienti e convincere chi già l’ha installata altrove a metterla anche da noi.

Anche per me è piacevole che ALessio abbia dato l’opportunità di far tornare d’attualità questa discussione. E’ sempre brutto vedere le cose sgonfiarsi e basta.
Temo che Alessio abbia toccato un punto caldissimo. I consumatori hanno dimostrato che ad un minimo timore di problemi scappano a gambe levate portando una crisi nera nel settore che abbandonano. Quando cade un aereo in posti sconosciuti di compagnie bandite dall’Europa, in Europa si scatena la fobia e ci sono disdette di biglietti aerei a tonnellate. Si registrano alcuni casi circoscritti di salmonella e di polli non ne vendi più neanche se preghi in turco. Il fatto è che per un piccolo produttore come Zanetti, un crollo delle vendite del 50%, anche per cause non sue, rappresenta un terremoto. Forse è anche questo timore che fa procedere i produttori con i piedi di piombo.

la mia testimonianza è che da circa 18 mesi consumo quotidianamente il latte crudo di zanetti, senza problemi alcuno.
lo uso per fare il kefir, senza problema alcuno.
questo che vi propongo è un dato di fatto.

credo poi che il fatto che a forlì non ci sia nessuno, nasce dal fatto che il macchinario per la distribuzione automatica costa parecchio ( circa 25.000 euro) , e per un piccolo produttore lanciarsi in una avventura del genere senzxa sicurezza di riuscita ….

poi bisogna che il distributore sia messo in un punto strategico ad alta affluenza, e in questo interviene il comune con la stupida burocrazia.

credo del resto che il gas debba muoversi per promuovere la cosa. ne parleremo il 12 alla riunione. ciao

ALessandro, prima di dire il perchè non ci sia distributore del latte occorre che ci reinformiamo con Zanetti in quanto è passato tanto tempo … magari Pietro che è il loro veterinario può ritestare il terreno.

Alessio, capisco le tue perplessità ma proviamo a ragionare a mente calma e non dettati dall’ennesima emergenza (in Italia ci si muove solo a scandali ed emergenze…)

Dunque:
Io parlo con il sig Zanetti quando lo vedo; non sono psicologo ma quando parlo con una persona e la vedo nel non verbale mi rendo conto se questo è una persona schietta e sincera e quando pongo domande e ottengo risposte che mi soddisfano io mi sento sereno. Il latte lo producono le sue mucche a cui lui e la sua famiglia si dedicano anima e corpo.
Inoltre parlo anche con il loro veterinario che mi racconta oltre a come sono le mucche altri aneddoti sulla vita di queste persone ed anche queste rafforzano le mie convinzioni ed il fatto che questo veterinario poi vada come me ad acquistare il latte di Zanetti volge a suo favore (a questo proposito conosco tante persone che lavorano in industrie alimentari che non acquistano ciò che producono … ma non ti dico il perché, lascio a te il compito di interessarti presso le tue conoscenze …)

Ha ragione Luca, il mercato è in balia dei media principali che hanno il potere di far crollare qualsiasi mercato ma … sembra solo quello che qualcuno ha interesse che sia così: guarda la storia di Cremonini e della carne che ha girato mezzo mondo per finire in Africa … pur essendo passata da Rai Tre la cosa si è smontata misteriosamente mentre per l’influenza aviaria il gruppo Pollo del Campo alla fine è stato risucchiato da un altro gruppo potente (economicamente).

Io ti chiedo solo, caro Alessio, di provare a chiedere da dove viene il latte che compri al supermercato e vedere se qualcuno ti da questa notizia; guarda a quanti allevamenti di mucche da latte sono rimasti in Romagna e prova a pensare se sia possibile che la Granarolo possa essere rifornita solo dai 4 allevamenti in croce che ci sono e quindi … arriverà da fuori senz’altro ma da dove? Saresti contento se arrivasse dalle zone contaminate da Chernobyl? o dalle campagne del triangolo della morte in cui il tasso di diossina è superiore a quello di Seveso?
Ma che razza di qualità nutrizionali può avere un latte che viene pagato all’allevatore 35 centesimi al litro e rivenduto a 1,5 euro e più? Magari avrà rigorosi rapporti di verifica microbatteriologici ma quelle mucche saranno veramente tristi della loro esistenza da 60 litri di latte al giorno e non saranno generose di sostanze nutrienti che esulano dai controlli ma che sono l’essenza della nostra stessa vita.

Caro Alessio, come vedi io non do risposte ma mi pongo solo tante domande e alla fine preferisco pensare che cerco le risposte in persone fidate, conosciute da me o da qualcun altro del GAS che come me si metta in gioco; tu ed il meetup (con cui, ribadisco quanto ha detto Alessandro, gli inGASati non centrano nulla…) non appoggiate la scelta? Mi spiace ma solo perché chi non si mette in gioco continuando a fidarsi del “sistema” risentirà della prossima emergenza che verrà montata saltando da una parte all’altra senza riferimenti mentre chi avrà instaurato rapporti certi direttamente con il produttore sarà tranquillo di quanto lui mangia e se la riderà guardando la televisione e i consumatori arrabbiati intervistati al supermercato mentre faranno i salti mortali per trovare alternative o l’ennesimo ministro che come una brava cavia si mostrerà mentre mangia questo o quell’alimento … sono scelte di vita … che vuoi 🙂

Nel massimo rispetto delle scelte di ognuno saluto radiosamente

Cari tutti e Romeo in particolare,
mi impongo di non fare commenti personali sulle belle cose che hai scritto, per non diventare sdolcinato.
Cerco invece di sottolineare alcuni punti, alcuni dei quali ovvi e già detti, che mi sembrano fondamentali per fare il punto della situazione e andare avanti nell’affaire Zanetti. Spero che Pietro ci legga, perchè ha materialmente il maggior numero di rapporti con Zanetti.
1) Questo gruppo è direi unanime nel ritenere Zanetti una brava persona e meritevole di essere aiutata.
2) I 25000 euro di investimento sono per Zanetti un passo molto lungo per la gamba che ha. Lui e noi non ci possiamo permettere che questo passo fallisca.
3) Ecco perchè non dobbiamo solo essere motivati da buone intenzioni, cosa già importante di suo, ma essere razionali e calcolatori.
4) Il piano che dobbiamo fare deve essere tale da essere buono sia nella buona che nella cattiva sorte. La cattiva sorte è rappresentata da un improvviso sconquasso di qualunque genere: il comune che non da i permessi promessi, la gente che improvvisamente si spaventa per un qualunque ingiustificato allarme.
5) Il nostro aiuto, se ci sarà, dovrà essere cospicuo. Facciamo finta che realisticamente 10 di noi comprino tessere prepagate da 100 euro l’una. Fa 1000 euro. Lui un chiosco lo apre con 25000 euro. 1000 euro servono a qualcosa? Qui è Zanetti che può rispondere.
6) Può avere un senso un aiuto diverso tipo questo: Zanetti compra un frigo con, diciamo, 600 euro. Uno di noi gli mette a disposizione il proprio garage dove installarlo. Noi gli garantiamo che gli consumiamo 10 litri di latte al giorno, che lui ci racapita in bottiglie da 1 litro sfruttando il viaggio che comunque deve fare verso forlimpopoli. Tali bottiglie ognuno passa a ritirarsele dal garage stesso. 10 bottiglie per, diciamo, 300 giorni all’anno fa 3000 euro con un investimento di 600. E’ un piano che, con le adeguate modifiche, può stare in piedi?

@ romeo: alla grande!!!!!!!!!
@luca: penso che dovremmo aiutare zanetti ad aprire il suo distributore al modello di forlimpopoli. perchè proprio a forlimp la cosa è partita in sordina, ma ora ha un successo enorme: quasi 200 litri venduti al giorno sono tanti.
e a forlì che potenzialità c’è? emorme. credo che se mai deciderà di aprirne uno dovremo pubblicizzarlo in ogno modo, oltre che pre-finanziarlo: faremo anche il bene della comunità forlivese dando latte buono, salutare, a buon prezzo, aiutando una economia locale.

mhhhh luca luca…. se il frigorifero e il garage gia ci fosse…. vabbe….

Si potrebbe iniziare a fare sensibilizzazione parlare serate presentare i vantaggi attrarre gente destare l’attenzione…. come fa notare matteo a forlimpopoli dei 300 e passa litri che vendono ben pochi sono gasisti…. noi potremmo fare “l’amplificatore”

Se ha un minimo di ricarico l’investimento si dovrebbe ripagare in un anno circa.
Immagino che il rischio a Forlimpopoli sia stato ripagato, no?

Se non è così, sarà solo questione di tempo, 200-300 litri al giorno sono tanti.

Le banche servono proprio per gli investimenti, noi potremmo garantire un minimo di zoccolo di partenza, anche se veramente è impensabile che a Forlì vada male con il successo dei nostri vicini di casa.

caro alessandro, altro problema non da poco, ( e magari potresti aiutarci tu) sembra che il comune di forli non sia contento del’iniziativa.
un anno fa non hanno concesso lo spazio che aveva chiesto…
credo sia meglio chiedere a pietro e vedere se zanetti o altri( sadurano) sono interssati ad aprire il distributore, poi ci muoviamo di conseguenza…

Mi pare parecchio strano che il comune possa negare lo spazio per un distributore.

Per questo già l’anno scorso vi chiesi di farmi avere la documentazione della richiesta (la domanda, eventuali risposte) in modo che potessi farne una interrogazione.

Visto che era già stata fatta la domanda, a quanto pare, e che questa è indipendente dall’investimento (anche una volta ottenuto il permesso non si è obbligati ad installarlo), procediamo almeno con queste verifiche.

Sono a completa disposizione, è un tema importante, datemi una mano ad aiutare Zanetti.

I commenti sono chiusi